ROMA – Niente discriminazioni tra testate e a maggior ragione nessun canale informativo privilegiato con singoli giornalisti; mai esprimere opinioni personali o giudizi di valore su persone e eventi; rispettare sempre la presunzione di non colpevolezza degli indagati; tutelare il diritto dell’imputato “di non apprendere dalla stampa quanto dovrebbe essergli comunicato preventivamente in via formale”.
Il Csm si prepara a dettare per la prima volta le linee guida per una corretta comunicazione tra uffici giudiziari e stampa. Regole chiamate ad ovviare alle “serie criticità” del rapporto tra magistrati e mass media, ma che partono dall’idea base che la trasparenza e la comprensibilità delle decisioni giudiziarie “aumentano la fiducia dei cittadini nella giustizia”.
La delibera che le contiene è stata esaminata ieri pomeriggio, ma il voto è destinato a slittare. Se alcune delle indicazioni riguardano tutti i magistrati, ai quali vengono suggeriti anche corsi di formazione su tecniche e linguaggi dei media, ci sono norme che riguardano in particolare i pm, come quella di rispettare sempre e comunque le decisioni giudiziarie, anche quelle non favorevoli alle richieste formulate, “contrastandole non nella comunicazione pubblica ma nelle sedi processuali proprie”.
Solo ai capi delle procure spetterà “correggere informazioni e interpretazioni errate o dannose per l’efficacia delle indagini o per la tutela dei diritti delle persone coinvolte”. E i sostituti, sempre ai fini della comunicazione, dovranno segnalare tempestivamente al capo dell’ufficio “degli affari di particolare delicatezza, gravità e rilevanza”. In ogni caso l’informazione “non deve interferire con le investigazioni” né con la riservatezza. E i procuratori dovranno vigilare per garantire l’osservanza del divieto di diffusione di fotografie e immagini di persone in manette e della generalità dei minori; e dedicare particolare tutela alle vittime e alle persone offese. E per la comunicazione si dovrà fare ricorso anche a strumenti web e social. (ansa)