ROMA – «Con i nostri servizi abbiamo guardato il calcio come si può guardare una città attraverso le fogne, attraverso i tombini. Dopo l’operazione “Alto Piemonte” era evidente che il bagarinaggio continuava, e noi abbiamo scavato a fondo sulla vicenda anche dopo, in concomitanza con la denuncia presentata dalla Juventus a fine stagione 2018». Lo afferma all’Adnkronos Sigfrido Ranucci, giornalista conduttore del programma della Rai “Report” che si è occupata dell’indagine “Alto Piemonte”, la quale ha coinvolto appunto la squadra della Juventus.
«Credo che il servizio pubblico debba fare proprio questo, è importante – sottolinea Ranucci – e rimane l’amarezza del fatto di constatare come lo stadio venga ancora oggi considerata una sorta di zona franca, dove si può fare qualsiasi cosa. Ma la Juve per fortuna ha reagito da grande squadra e società quale è, con la denuncia, dando un forte segnale a tutti».
«Servirebbe che il governo del calcio si desse una mossa per cercare di debellare questo fenomeno del bagarinaggio – prosegue ancora Ranucci – non è ammissibile considerare lo stadio una zona franca, dove pregiudicati controllano le curve, gli umori, la sicurezza in cambio di benefici di affari come il bagarinaggio. E poi si vedono illustri sconosciuti che vanno in giro con auto di lusso e incassano milioni e milioni di euro e magari percepiscono anche il reddito di cittadinanza».
«Noi abbiamo cominciato come Report un lavoro di moralizzazione all’interno del calcio, – continua Ranucci – per quello che possiamo fare come servizio pubblico, pensiamo che il calcio abbia un altissimo valore sociale, al di là dell’aspetto economico, ed è stato eroso da questo fenomeno e da episodi di violenza che avvengono dentro e fuori lo stadio. È accaduto con la Juventus, con il Milan e nella prossima stagione, che inizierà il 21 ottobre prossimo, ci occuperemo di Lazio e Inter ed in particolare entreremo nelle dinamiche della morte di Diabolik». (adnkronos)