CASABLANCA (Marocco) – Il giornalista marocchino Soulaimane Raissouni è stato condannato a cinque anni di carcere per “violenza sessuale” dalla giustizia del suo Paese: un’accusa e un processo sui quali pendono forti dubbi.
Il reporter, che insieme ai suoi legali ha sempre professato la propria innocenza e ha denunciato motivazioni politiche dietro il suo arresto, non era presente in aula perché da 93 giorni pratica lo sciopero della fame, con le sue condizioni che sarebbero al limite.
Raissouni, 49 anni, che dirigeva il quotidiano Akhbar al-Yaoum, si trova in carcere preventivo dal maggio 2020 dopo che un militante Lgbt lo ha accusato della violenza sessuale.
Reporter Senza Frontiere (Rsf) ha denunciato ancora pochi giorni fa il trattamento riservato al giornalista, le cui gravi condizioni renderebbero urgente il ricovero in ospedale, negato dalle autorità marocchine e ha chiesto un intervento di re Mohammed VI.
Organizzazioni per i diritti umani ne hanno chiesto da mesi la scarcerazione, affermando che la denuncia è solo un modo per mettere a tacere la libera stampa e che i diritti alla difesa di Raissouni sono stati gravemente violati. (ansa)
«Questa decisione – afferma, infatti, il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire – arriva al termine di un processo con numerose irregolarità. Chiediamo che Raissouni venga liberato nell’attesa di un processo in appello. Dopo il suo lungo sciopero della fame ne va della sua sopravvivenza. Merita un processo equo».
L’ex caporedattore del quotidiano Akhbar al Yaoum è in isolamento da più di un anno nel carcere di Oukacha a Casablanca. (giornalistitalia.it)
Il giornalista marocchino scomodo al potere è accusato di violenza sessuale