ROMA – Francesco Merlo lascia la Rai, chiude il rapporto di consulenza – per il quale era previsto un compenso da 230mila euro annui – che lo legava all’azienda di viale Mazzini come collaboratore di Carlo Verdelli, direttore editoriale per l’offerta informativa del servizio pubblico.
Una vicenda su cui in Cda erano state sollevate richieste di chiarimenti allo stesso Verdelli e al direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, considerando che Merlo è un giornalista pensionato e peraltro inizialmente era stato proposto come vicedirettore editoriale per l’offerta informativa. Le obiezioni – sollevate anche dall’Usigrai – proprio in virtù della posizione di Merlo come pensionato avevano fatto virare su un contratto di consulenza.
Altre polemiche ci sono state ai primi di novembre da parte del presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, in riferimento a un servizio giornalistico di Merlo per Repubblica dalle zone terremotate. E le polemiche non mancano neppure oggi in questa circostanza dell’uscita di scena di Merlo dalla Rai. Con il consigliere Rai, Franco Siddi, che replica all’editorialista invitandolo a non fare del vittimismo politico né a parlare di sabotatori: “Essere amministratore ispirandosi sempre alla legge e ai doveri pubblici non è fare sabotaggio”.
Merlo – come riporta oggi la Repubblica – ha parlato, infatti, di clima che “si è fatto irrespirabile e il progetto di Verdelli, ricchissimo e innovativo nella progettazione del futuro, è stato sporcato e sabotato nei sottoscala dei poteri della Rai” e tra gli attacchi che gli sono venuti anche “soprattutto quelli pregiudiziali e sistematici, incredibili in un’azienda normale, di alcuni membri del consiglio di amministrazione, sia di maggioranza come Siddi, sia di opposizione come Diaconale”.
E la replica di Franco Siddi è secca: “Qui non c’è da fare vittimismo politico. È forse sbagliato – dice all’Agi – esercitare nel consiglio di amministrazione di un’azienda pubblica chiedere conto di un incarico, capirne il merito e verificare le compatibilità e, come in questo caso, le incompatibilità ? Trovo veramente curioso che Merlo voglia denunciare di essere vittima di una ‘prepotenza’ politica. Non è così”.
Il consigliere di amministrazione della Rai rileva che sin dall’inizio le questioni che hanno riguardato il contratto di Merlo “sono di merito, mai del tutto evidenziate. C’erano incompatibilità tra il suo ruolo di vertice (prima ipotesi di incarico, ndr) ed altre attività da lui svolte. C’era un chiarimento doveroso da fare, Merlo lo ha risolto dimettendosi. Non c’è, quindi, alcuna ragione di alzare polveroni politici né immaginare che ci siano presunti sabotatori”.
Per Siddi in questa vicenda “c’era una evidenza di palese incompatibilità. Se pensa di potersi proporre a vittima di sabotatori sa bene di non dire il vero, e ciò dispiace perché un giornalista ha sempre il dovere della verità sostanziale dei fatti. Disagi personali non possono far venir meno questo principio, non é ammissibile che questo diventi un caso di vita politica del Paese”.
Per Siddi, in definitiva, “il Cda attende ancora di saperne di più su questa storia, c’era un vizio di origine e ora c’è chiarezza”. Si tratta di una vicenda “nata male e non chiusa benissimo. Può capitare a tutti di fare qualche scivolone… Quindi nessuna strumentalizzazione politica. Parlare genericamente di politica per individuare un male è il vero male del Paese”. (agi)