ROMA – Ha per oggetto le “Dichiarazioni agli organi di informazione e altre dichiarazioni pubbliche” la lettera aziendale inviata – con un tempismo che fa quantomeno sorridere – a tutti i dipendenti di viale Mazzini.
“Si desidera richiamare l’attenzione – si legge nella nota trasmessa ieri, 25 luglio 2016, ai 10mila lavoratori Rai e pubblicata da primaonline.it – sulla tematica delle dichiarazioni rese a organi di informazione a commento di – o comunque in relazione a – fatti o decisioni del Gruppo più volte affrontata dalle disposizioni aziendali nel corso degli anni (tra le altre: Istruzioni di Servizio n. 85 del 1° settembre 11993, DG/0374 del 2 dicembre 1998 e, da ultimo, DG/0059 del l’8 giugno 2012) ed espressamente contemplata nel codice etico”.
Insomma, regolamento alla mano, mamma Rai, alle prese in queste ore con la pioggia di critiche e la bagarre politica scatenatesi dopo la pubblicazione on line – dal 25 luglio 2016, cioè ieri – degli stipendi d’oro di dirigenti e giornalisti, ha ben pensato di tutelarsi dai “corvi” di casa mettendo in rete – stavolta in quella intranet – un avviso a cui prestare la massima attenzione. Come dire: lavoratori, sappiate a cosa andate incontro se, cedendo alla rabbia o all’invidia per qualche collega superpagato, vi abbandonate a qualche rivelazione o commento di troppo. Tantomeno su Facebook.
Perché, fermo restando che “ogni dichiarazione al riguardo è di competenza esclusiva del Consiglio di amministrazione, del Presidente e del Direttore generale e che l’unico soggetto legittimato a divulgare comunicati e informazioni aziendali è la Struttura Relazioni con i media della direzione Comunicazione, Relazione esterne, istituzionali e internazionali”, “ogni lavoratore – scrive la Rai nella lettera trasmessa a dipendenti e collaboratori a contratto –, (subordinato o autonomo in coerenza con quanto previsto dagli specifici accordi contrattuali), deve astenersi scrupolosamente, e con riferimento a qualsiasi contesto pubblico o aperto al pubblico (incluse testate on line, blog, social network, etc.) dal: rilasciare interviste non autorizzate ad organi di stampa connesse al ruolo aziendale (e comunque al rapporto di lavoro) o su tematiche attinenti fatti aziendali in senso ampio”.
E ancora (il lavoratore deve attenersi dal): “rilasciare commenti o assumere posizioni personali su notizie e/o fatti aziendali, ovvero attinenti colleghi o altri esponenti aziendali; divulgare informazioni aziendali riservate senza preventiva autorizzazione”.
Facile da intuire che “la Direzione Risorse Umane e Organizzazione è incaricata di monitorare l’applicazione e l’aggiornamento delle presenti disposizioni” e che – e qui viene il bello – “ogni violazione di quanto stabilito, come più volte ricordato, sarà valutato (eh, sì, ci scappa pure l’errore di grammatica, ndr) per i profili di carattere disciplinare”. Chiaro, no? Lavoratori di viale Mazzini, tenete la bocca chiusa. (giornalistitalia.it)
Una lettera inviata ieri ai dipendenti per avvisarli: “Niente interviste, né commenti”