ROMA – Mario Orfeo è ufficialmente il nuovo direttore generale della Rai. Lo ha votato il Cda di viale Mazzini dopo aver ottenuto il via libera dell’assemblea degli azionisti (Mef e Siae) alla precedente designazione da parte dello stesso Cda.
A favore di Orfeo hanno votato in sette (la presidente Maggioni e i consiglieri Guelfi, Borioni, Mazzuca, Diaconale, Siddi e Fortis), contrario il solo Carlo Freccero.
Il nuovo dg prende il posto del dimissionario Antonio Campo Dall’Orto. (agi)
Mario Orfeo, una carriera ad alta quota tra quotidiani a Tg
ROMA – Un’alternanza tra le direzioni di quotidiani e di telegiornali, fino a diventare direttore generale della Rai. È il cammino in alta quota di Mario Orfeo, nominato oggi successore del dimissionario Antonio Campo Dall’Orto nel ruolo di dg di viale Mazzini. Sarà in carica un solo anno, fino all’estate 2018, con il compito di “traghettare” il servizio pubblico fino al termine del mandato dell’attuale vertice e Cda Rai.
Un solo anno, perché tanto manca alla scadenza, a meno che non venga riproposto quando entrerà pienamente in vigore la riforma Rai, che anziché prevedere il direttore generale sarà guidata da un amministratore delegato a tutti gli effetti che dovrà poi rendere conto a un Cda più snello nel numero di componenti.
Nato a Napoli il 21 marzo 1966, Orfeo è stato direttore del Mattino di Napoli (Gruppo Caltagirone) nel 2002, poi direttore del Tg2 dal luglio 2009 al 2011, quindi direttore del Messaggero (anche questo del Gruppo Caltagirone) dal marzo 2011 al novembre 2012, quando diventa direttore del Tg1. Questo per quanto riguarda le posizioni apicali fino ad oggi ricoperte. Il suo percorso professionale comincia dalla carta stampata nella seconda metà degli anni Ottanta, quindi nel 1990 entra nella redazione napoletana de La Repubblica per poi passare a quella centrale di Roma come caporedattore. Nel 2002 sostituisce Paolo Gambescia alla direzione de Il Mattino di Napoli.
Il 23 luglio 2009 viene nominato direttore del Tg2, su proposta del direttore generale Mauro Masi e con voto unanime del consiglio di amministrazione. Ricoprirà l’incarico fino al 2011, apportando novità alla linea editoriale. A cominciare dal rinnovare lo studio e la sigla della testata, abolendo i nomi delle edizioni (eccetto le rubriche e l’edizione straordinaria). Nomi che verranno ripristinati nel giugno 2012, quando alla direzione del Tg2 arriva Marcello Masi. Orfeo fece ritoccare anche la sigla di apertura, togliendo il cubo che stava accanto al planisfero e accorciando la videosigla di chiusura, in quanto prima era uguale a quella di apertura, oltre che rinnovare quasi tutte le sigle delle rubriche (Costume & Societa, Medicina 33, per citarne alcune).
Nel febbraio 2011 critica fortemente la scelta del Pdl, che allora era al governo, sul provvedimento di vigilanza Rai che, a suo parere, “impedirà di fare giornalismo a molte trasmissioni”. Nello stesso periodo critica anche il Tg1 all’epoca diretto da Augusto Minzolini, dicendo “Il Tg1 berlusconiano? Di certo è un tg filogovernativo”.
Poi c’è appunto un anno e mezzo di direzione del Messaggero, e quindi il 29 novembre 2012 su proposta dell’allora dg Luigi Gubitosi viene nominato direttore del Tg1. A differenza di come era andata per la nomina a direttore del Tg2, quella per il Tg1 fu invece una nomina difficile, nel senso che in Cda non passò all’unanimità, ma a maggioranza. In quattro dissero di no a Orfeo: Luisa Todini e Antonio Pilati, di area Pdl, e Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, di area Pd.
In meno di un mese il neo direttore fece rinnovare sigla e grafica della testata. E cominciò a macinare ascolti importanti, che lasciano dietro il diretto competitor. Nel giugno 2014 arriva una vera e propria rivoluzione nel Tg1: si cominciano a produrre servizi e contenuti in tecnologia digitale. Cambia anche il formato di immagine, e viene per la prima volta il telegiornale viene trasmesso anche su Rai Hd. Cambiamenti inoltre nello studio televisivo, un nuovo tema musicale accompagna i titoli.
Nel corso di questi anni di direzione al Tg1 non sono mancati gli attacchi dal mondo della politica, in particolare dal Movimento 5 Stelle. Il tg viene etichettato come troppo schiacciato su Renzi e sul governo, in commissione di Vigilanza sono ripetute le prese di posizione dei grillini. I quali, ma anche aree della società civile non vicina al governo Renzi, lamentano che in occasione del referendum sulle riforme costituzionali il Tg1 di Orfeo avrebbe dato poco spazio e voce alle ragioni del No. Tra i riconoscimenti in carriera, nel 2007 il Premio Ischia internazionale di giornalismo per l’informazione scritta. Ora il compito di traghettare la Rai fino all’estate 2018, fino alla scadenza dell’attuale vertice e Cda. (agi)
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