Modificato il decreto, parte l’orologio che deve misurare i passi e la qualità della sfida

Rai, finita la propaganda è ora di cambiare

Franco Siddi, segretario generale della Fnsi

Franco Siddi, segretario generale della Fnsi

ROMA – Il tempo della propaganda facile è finito e da ora parte l’orologio che deve misurare i passi e la qualità della sfida di chi vuole veramente cambiare il servizio pubblico radiotelevisivo.
Ci auguriamo ora che tutti quelli che hanno polemizzato con l’Usigrai e con il Sindacato dei Giornalisti vogliano moltiplicare gli sforzi non solo per approvare la riforma della Rai ma anche per affrontare e risolvere le questioni di interesse europeo su cui l’Italia è chiamata a deliberare, come su antitrust e conflitti di interesse, mai citate in queste giornate di polemiche strumentali.
La presa d’atto da parte del Governo e di ampie aree del Parlamento, che non si può parlare solo di tagli meramente ragionieristici alla Rai ma che va subito impostato un progetto di riforma e riordino organizzativo e produttivo, è una novità che coglie in pieno le istanze di tutto il Sindacato dei giornalisti.
La Fnsi e l’Usigrai, infatti, che non hanno mai smesso – neppure di fronte alle provocazioni più aspre e ingiustificate – di esigere l’apertura della discussione di merito: in primo luogo sul rinnovo della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo e sulla lotta all’evasione del canone, insieme con la messa in campo di una vera progettualità editoriale avanzata.
Il Senato ha modificato il decreto del Governo, tenendo conto anche di queste osservazioni per la parte relativa ad una diffusa e radicale presenza della Rai su tutto il territorio nazionale. E’ una prima indicazione di missione che deve entrare in un progetto più vasto, peraltro, richiesto dall’Ebu (Associazione dei Servizi Pubblici Europei), che ricorda il dovere di mettere in stretta relazione qualsiasi intervento sulle risorse con gli obblighi e, appunto, la missione del servizio stesso.
E’ di tutta evidenza, quindi, che la stessa questione dei tagli di 150 milioni di euro (al di là degli aspetti di legittimità) non può essere considerata archiviata fino a quando non sarà completata la discussione per il processo di riforma dell’azienda e non sarà definito un nuovo quadro di sistema ad elevato standard europeo in tema di conflitti di interesse, antitrust, e mercati pubblicitari.
Fnsi e Usigrai continueranno il lavoro su questi punti con chiarezza e determinazione perché queste sono le cose che contano davvero, avendo ben chiaro che lo sciopero è uno strumento, non il fine dell’attività sindacale e sociale.

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