Al primo l’incarico di ad, al secondo quello di presidente, ora al vaglio della Vigilanza

Rai: chi sono Salini e Foa, i nuovi vertici

Marcello Foa e Fabrizio Salini (a destra)

ROMA – Accordo tra M5s e Lega sui due componenti di nomina governativa nel Consiglio di amministrazione della Rai. L’intesa è arrivata nel corso di un vertice, che si è svolto a Palazzo Chigi prima dell’avvio del Consiglio dei ministri, che ha poi approvato le due nomine frutto dell’accordo, formalmente proposte dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Si tratta di Fabrizio Salini per l’incarico di amministratore delegato e di Marcello Foa per quello di presidente.
Nel tardo pomeriggio, l’assemblea dei soci ha ratificato la nomina del nuovo cda. Mentre il presidente dovrà essere il Consiglio di viale Mazzini ad indicarlo ufficialmente nella seduta di insediamento. La nomina del presidente della Rai prevede poi un ulteriore passaggio.
Foa dovrà ottenere i due terzi dei voti in Commissione parlamentare di Vigilanza, al momento convocata per mercoledì mattina, 1 agosto. Il primo commento, a caldo, è arrivato da Luigi di Maio, che si è fermato coi cronisti al termine del cdm.
«Abbiamo appena nominato i vertici della Rai. Oggi inizia una nuova rivoluzione culturale con i due nomi che, su proposta del ministro Tria, il presidente del consiglio e il cdm hanno ritenuto all’altezza di questa grande sfida per liberarci dei raccomandati e dei parassiti», ha detto il ministro del Lavoro.
«Per la Rai abbiamo fatto le nostre scelte. Con Salini e Foa – ha poi assicurato il premier Giuseppe Conte – garantiamo il rilancio della principale industria culturale del Paese».
«Sono molto soddisfatto, ci sarà spazio per tutte le voci, finalmente. Siamo solo all’inizio», ha affermato, dal canto suo, Matteo Salvini. Dall’opposizione però sono già arrivati già segnali di dissenso, specie dal Pd, che ha attaccato Foa per un tweet critico nei confronti di Sergio Mattarella.

CHI È FABRIZIO SALINI

Fabrizio Salini, cinquantaduenne romano, sarà il nuovo amministratore delegato di Viale Mazzini. Salini è dallo scorso gennaio direttore generale di Stand by Me, società di produzione televisiva fondata nel 2010 da Simona Ercolani, ex consulente del governo Renzi per il quale ha curato una edizione della Leopolda.
Una vicinanza al mondo renziano che non ha fatto vacillare la convinzione del M5s su di lui, visto che ancor prima – fino al giugno 2017 e all’arrivo di Andrea Salerno – Salini aveva diretto La7, rete considerata non ostile dai pentastellati.
Dal 2014 al 2016 è stato amministratore delegato di Fox International Channels Italy. Per lo stesso gruppo, dal 2003 al 2011, ha ricoperto il ruolo di Vice President Entertainment Channels. Prima ancora ha lavorato come Vice President Content per Discovery Communication Italia e come direttore dei Canali Cinema e Intrattenimento di Sky Italia.
Pur laureato in Scienze Politiche, il cinquantaduenne romano è cresciuto lontano dai partiti, preferendo sempre il mondo dei media e della comunicazione: dal 2003 al 2011 ha ricoperto il ruolo di Vice President-Head of Entertainment Channels per Fox International Channels Italy prima di arrivare a Sky Italia, dove ha diretto Sky Uno e l’offerta di Sky Cinema.
Nel 2012 è entrato nel cda di Switchover Media, per il quale ha curato il lancio dei due canali in chiaro visibili sul digitale terrestre Giallo e Focus. Tornato in Fox Italia come amministratore delegato, dal 2015 all’estate scorsa ha diretto La7 da responsabile dei palinsesti, dei contenuti e dell’offerta multimediale.

CHI È MARCELLO FOA

«Se si volesse parlare davvero della qualità e dell’affidabilità dell’informazione bisognerebbe toccare tutti gli aspetti del problema, a cominciare dalla manipolazione istituzionale, ma questo non interessa ai novelli moralisti del web, i quali invece hanno come obiettivo reale gli opinionisti, gli esperti che, grazie al web, hanno aperto gli occhi o perlomeno fatto sorgere dubbi a milioni di cittadini oggi non più docilmente orientabili come prima. L’establishment ha ingigantito e drammatizzato il problema delle “fake news” per confondere le idee e soprattutto per imporre, con questo pretesto, una censura di fatto».
Parola del prossimo presidente della Rai, Marcello Foa. Laureato in Scienze politiche alla Statale di Milano, 55 anni, l’attuale amministratore delegato del società editrice del Corriere del Ticino (incarico che ricopre dal 2012) è un ex giornalista economico prima, poi inviato del Giornale di Indro Montanelli che ha scritto due libri sul potere degli spin doctor nelle democrazie contemporanee, dal titolo “Gli stregoni della democrazia” (nel 2006 e nel 2018).
«La nostra è una strana epoca, in cui i giornalisti e gli uomini di cultura predicano il pluralismo, difendono con forza l’importanza della libertà di stampa, però poi si adagiano nel conformismo e preferiscono marciare nella stessa direzione, assorbendo e trasmettendo acriticamente la stessa visione dei fatti», ha sostenuto Foa, nella prefazione al libro della giornalista torinese Enrica Perucchietti, “Fake news”.
«Il mondo dei media ha le sembianze di una grande autostrada che attraversa una vallata – ha insistito –. Esistono testate di diverso orientamento: alcune corrono sulla corsia di destra, altre su quella di sinistra, ma nessuna di loro si avvicina al bordi; chi osa farlo percepisce una forza invisibile che induce a desistere , a non abbandonare la via».
«Il grido di allarme risuona forte e chiaro – conclude –: ci stanno omologando, ci stanno strappando alla nostra vita, alla nostra felicissima diversità. Le fake news esistono, ma quelle più gravi trovano origine non dalle pagine di bontemponi o di haters, bensì nell’opera degli spin doctor che operano dietro le istituzioni, proprio quelle che oggi pretendono di stabilire nuove regole etiche sul web».
Ritenuto vicino a Matteo Salvini da almeno quattro o cinque anni, Foa vanterebbe anche una conoscenza con Pietro Dettori dell’associazione Rousseau. Stando a quanto ricostruito dall’Agi, era uno dei pochi e selezionati partecipanti all’incontro tra il segretario leghista e Steve Bannon a Milano, subito dopo il voto, l’8 marzo scorso.
Negli ultimi mesi, Foa è stato visto in più di una occasione nel retro palco delle manifestazioni leghiste, tra cui il maxi comizio di chiusura della campagna elettorale, organizzato dalla Lega, in piazza Duomo a Milano, in cui Salvini giurò da premier sul Vangelo dopo aver mostrato un rosario. Due settimane fa l’ultima volta in cui si è mostrato in pubblico con Salvini: insieme alla moglie Foa ha partecipato alla cena di organizzata da Cancro primo aiutò, la onlus che il ministro dell’Interno sponsorizza da anni.
Alla serata, a Milano, era presente anche Mario Giordano, tra i nomi che la Lega potrebbe sostenere per una delle direzioni dei Tg Rai. Studente lavoratore in Svizzera, Foa ha iniziato la sua carriera nel 1984 a Lugano, alla Gazzetta Ticinese e poi nel 1987 al Giornale del Popolo.
Nel novembre 1989 è stato assunto al Giornale. Nel 1992 Montanelli pubblicò una sua lettera aperta intitolata “Sul carro degli onesti”, aggiungendo il commento: «Questa lettera, caro Foa, potrei averla scritta io». Come caporedattore esteri, è stato a lungo inviato in Germania e a Mosca negli anni del crollo del muro di Berlino e dell’Unione sovietica. Dal 2007 cura il blog indipendente “Il cuore del mondo”. Oltre ai due saggi sull’informazione, ha scritto anche due romanzi. (agi)

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