ROMA – La prima uscita pubblica del nuovo sottosegretario delegato alle comunicazioni, Antonello Giacomelli, introduce alcuni elementi di chiarezza politica su cui rendere efficace un serrato confronto tra istituzioni, sindacati, forze sociali e azienda sul futuro della Rai.
Quanto detto, ieri notte, alla Commissione Vigilanza deve tradursi in un concreto e serio rinnovo di contratto di servizio a garanzia dei beni di informazione, cultura, rappresentazione della vita civile, sociale, produttiva e del lavoro, ma anche o della ricreazione sociale di tutto il Paese e di tutte le sue espressioni. Si tratta di un ruolo insostituibile della Rai per il servizio pubblico radiotelevisivo del futuro, che richiede già oggi precise azioni di qualificazione. E’ senz’altro un ottimo segnale la scelta di togliere dalla bozza di nuovo contratto di servizio il bollino blu per indicare le produzioni di pubblico servizio dalle altre, ignorando che la centralità dei contenuti e delle missioni dei programmi dev’essere un tutt’uno per la Rai diversamente da qualsiasi privato che ha come obiettivo primario il proprio business. E’ significativa e condivisibile, inoltre, l’opinione del sottosegretario Giacomelli che, accanto al lavoro sull’innovazione, sulla riorganizzazione e sui risparmi, alla Rai occorra ora intensificare il lavoro sull’altra metà della vita dell’impresa: i piani editoriali e dell’impiego delle risorse professionali attraverso i quali deve caratterizzarsi un servizio pubblico fatto di ottima copertura informativa e buoni “prodotti” in palinsesto.
Le politiche editoriali non sono misurabili infatti con lo stesso metro (sicuramente non il solo) degli indici di redditività tipicamente utilizzati dalle imprese di business, tra le quali primeggiano oggi solo quelle finanziarie.
Un servizio pubblico plurale rappresentativo, organicamente diffuso sul territorio è imprescindibile in un Paese che vede impoverirsi ogni giorno l’entità e la qualità dell’offerta editoriale plurale. Interi territori – specie i più poveri – sarebbero ancora più marginalizzati se non avessero un circuito di informazione essenziale e plurale della Rai, delle sue sedi e dei suoi notiziari regionali, ancor che sempre migliorabili. Non basterebbe un’iniziativa privata, anche generosa o un contratto privato con chicchessia, per assicurare pluralismo e produzione professionale di informazione e di rappresentazioni culturale delle realtà specifiche laddove dovesse contare solo il compito di business men. La salvaguardia delle sedi Rai, che Giacomelli ha messo a riparo da tentativi di cancellazione avendo ben chiarito che si può parlare solo di cessioni o riqualificazioni di quote patrimonio mobiliare, deve restare perciò asse fondamentale nella ribadita centralità del servizio pubblico.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, d’intesa con l’Usigrai, continua a ritenere perciò necessaria l’apertura di un tavolo triangolare Istituzioni-Azienda-Sindacati e Forze sociali per una riforma della “governance” a garanzia del ruolo del servizio pubblico, per una Rai dei cittadini.
Franco Siddi: “Garantire qualificazione, presenza sedi regionali e confronto triangolare per una riforma della governance”