ROMA – «L’innovazione è una sfida che vede in prima linea gli operatori, ma nessuno può immaginare che la radiofonia possa abbandonare in breve tempo la struttura portante e attuale di radiodiffusione rappresentata oggi dall’FM».
Confindustria Radio Televisioni, presieduta da Franco Siddi, con tutto il suo sistema associativo delle radio nazionali e locali, «registra con preoccupazione e forte disappunto la ripresa, in questi giorni, di voci più o meno accreditate che vedrebbero in corso operazioni preliminari per avviare un processo di dismissione dell’analogico a tappe forzate fuori dalla realtà dei fatti. Una traumatica sostituzione dell’FM non è possibile senza un equilibrato e concreto sviluppo del processo di digitalizzazione in cui sarà centrale il DAB».
«Le pressioni dei Paesi confinanti – afferma Confindustria Radio Tv – non possono condizionare le scelte dell’Italia, che ha il dovere di salvaguardare innanzitutto gli utenti – che da un processo di dismissioni inattuali sarebbero tagliati fuori dall’accesso all’ascolto della propria radio – nonché il patrimonio industriale, fatto di informazione, pluralismo, creatività, occupazione, concorrenza e investimenti».
L’FM ad oggi è «la struttura portante e ancora irrinunciabile del sistema e non può essere abbandonato di impulso, perché la radiodiffusione sonora in tecnica analogica rappresenta ancora oggi il vero mercato del sistema. Eventuali interventi in senso contrario metterebbero a rischio anche la continuità aziendale di un settore che fattura 650 milioni di ricavi e occupa 3000 dipendenti diretti».
Confindustria Radio Televisioni ritiene, invece, «indispensabile la semplificazione e l’accelerazione del rilascio delle autorizzazioni per l’attivazione degli impianti in attuazione del Piano Nazionale delle Frequenze (PNAF) in modalità digitale DAB. Le imprese hanno già investito e sono impegnate in reti, tecnologie e contenuti ma è necessario assicurare nel frattempo la presenza del mezzo radiofonico su tutte le piattaforme di trasmissione perché nessuno sia lasciato indietro».
Confindustria Radio Televisioni per questo ha chiesto al Ministero delle Imprese (MIMIT) «una nuova stagione di relazioni istituzionali e pratiche, in un’ottica di proficua cooperazione e non di ostilità anche con le direzioni generali del Ministero». (giornalistitalia.it)