La relazione del presidente di Confindustria Radio Televisioni all’Assemblea annuale

Radio e Tv, Franco Siddi: “Una crisi senza fine”

Franco Siddi (Foto Giornalisti Italia)

Franco Siddi (Foto Giornalisti Italia)

ROMA – «L’attuale scenario economico, purtroppo, non agevola la crescita dell’industria culturale e creativa italiana, il cui valore economico complessivo sfiora, nel 2015, i 48 miliardi di euro ma con un potenziale inespresso di crescita fino a 72 miliardi di euro, come evidenziato dallo studio “Italia Creativa” curato da Ernst & Young anche con la collaborazione di Confindustria Radio Televisioni». Ad affermarlo è il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Franco Siddi nel corso del suo intervento all’Assemblea annuale.
«Stessa considerazione – sottolinea – vale per il settore radiotelevisivo, che con circa 9,7 miliardi di euro di ricavi, nel 2015, rappresenta da solo il 20% del valore economico dell’Industria culturale e creativa ma che, nonostante la buona tenuta dei consumi televisivi, ha difficoltà di espandere i volumi dei ricavi e di migliorare i margini di redditività».
«L’occupazione diretta tiene: 28.400 unità nel 2015 contro le 28.600 del 2014. Gli investimenti pubblicitari – incalza Siddi – nel biennio 2015-2016 hanno ripreso a crescere, ma manca ancora 1 miliardo di euro rispetto al periodo pre-crisi. In questo contesto si paga anche un prezzo molto alto al vantaggio competitivo degli operatori globali».
«Va dato atto ai governi Renzi e Gentiloni, e in particolare al sottosegretario Giacomelli e al ministro Lotti, di avere avviato la riforma complessiva del sistema radiotelevisivo locale – fa notare, ancora, il presidente di Confindustria Radio Tv – partendo dalla istituzione del “Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”. Passaggio necessario per l’individuazione delle risorse da destinare al settore, che per il 2016 ammontano a 100 milioni di euro e, per il biennio 2017-18, a 125 mln in ragione di anno, considerando anche i 25 mln di credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari incrementali previsti con la recente approvazione della manovrina. Si tratta finalmente di un intervento importante e concreto. Ma non c’è più tempo da perdere».
È assolutamente necessario, aggiunge Siddi, «accelerare l’iter per l’approvazione del nuovo Regolamento che stabilisce i criteri di ripartizione ed erogazione dei contributi alle imprese radiofoniche e televisive locali approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 marzo 2017. Occorre un regolamento che tenga conto anche dei suggerimenti forniti in modo unitario dalle Associazioni di categoria».
Un Regolamento selettivo e coraggioso, rileva Siddi, «volto a destinare le risorse alle imprese più meritevoli, individuate attraverso criteri basati sulla effettiva capacità delle emittenti televisive locali di fornire programmi e servizi a carattere informativo. Un regolamento che abbia l’obiettivo di superare la logica dei contributi a pioggia a favore di interventi selettivi e premiali, e l’ambizione di innescare un circolo virtuoso che alimenti la crescita di un’industria sostenibile e competitiva».
Significativa al riguardo, sottolinea Siddi, «la larga convergenza maturata con tutto il sistema delle imprese di settore e con le organizzazioni sindacali dei lavoratori. Auspichiamo, chiediamo una conclusione del percorso rapida, chiara ed efficace».

RADIOTV, SIDDI: “LA PUBBLICITA’ È CROLLATA”

«La crisi del settore televisivo locale non conosce fine. La raccolta pubblicitaria è letteralmente crollata, i ricavi totali sono passati da 647 milioni di euro in era analogica a 318 milioni di euro nel 2015. Dal 2008 al 2015 il settore ha accumulato perdite per oltre 210 milioni di euro, che hanno intaccato pesantemente il capitale sociale delle aziende e bruciato le ricapitalizzazioni effettuate dai soci negli anni». Ad affermarlo è il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Franco Siddi, nel corso del suo intervento all’Assemblea annuale.
Imprese televisive storiche, da nord a sud, rileva ancora Siddi, «hanno cessato l’attività, per liquidazione volontaria o, peggio, per fallimento. Stiamo perdendo quote di un patrimonio unico, di libertà e pluralismo, di presidio informativo del territorio, di conoscenze. Stiamo perdendo centinaia di professionisti, giornalisti, tecnici, amministrativi».
Nonostante ciò, osserva il presidente, «ci sono ancora 70-80 emittenti locali che, con grandi sforzi economici, creano occupazione e forniscono un servizio informativo, di comunicazione, promozione e pubblica utilità sul territorio. Queste aziende proseguono il loro imprescindibile servizio di editori, in attesa di una seria riforma di sistema».

SIDDI: “LA RADIO VA MEGLIO”

La radio “va meglio” e si è dimostrato un mezzo «solido, moderno per un pubblico vasto e dinamico, efficace per gli investitori pubblicitari. I ricavi sono in ripresa, si stima un +5% circa per il 2016, crescono gli ascolti, la competizione migliora». Ad affermarlo è stato, ancora, il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Franco Siddi, nel corso del suo intervento all’Assemblea annuale.
La recente costituzione di Ter (Tavolo Editori Radio), sottolinea ancora, «rappresenta anch’essa un fatto positivo in un quadro di innovazione e di spinta a dare affidabilità al sistema di rilevazione degli ascolti».

SIDDI: “IL DIGITALE È PER TUTTI, MA VA GOVERNATO”

«Il digitale è un’opportunità per tutti, ma va governato con intelligenza e lungimiranza. L’economia digitale, consentendo economie di scala a livello globale, ha alterato gli equilibri concorrenziali esistenti. L’inedita capitalizzazione di borsa dei maggiori operatori del Web e la conseguente capacità di investimento rende il confronto impari». Lo afferma il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Franco Siddi, nel corso del suo intervento all’Assemblea annuale.
In pochi anni gli OTT, rileva, «hanno creato posizioni dominanti a livello globale e nazionale sfruttando il vantaggio competitivo offerto loro dall’assenza di paradigmi normativi e regolamentari, senza doveri (e oneri) a tutela di diritti fondamentali – es. minori, privacy – ed eludendo la contribuzione fiscale nazionale. Ma il clima sta cambiando, come dimostrano le iniziative in tema fiscale intraprese in diversi Paesi, tra cui l’Italia con la citata proposta di legge “Mucchetti”, nonché le multe comminate dalla UE alle multinazionali della rete. Da ultimo  – osserva Siddi – quella a Google per abuso di posizione dominante, di 2,4 miliardi di euro: quasi una “manovrino”. Non dimentichiamo che si tratta dell’esito di una procedura di diversi anni: nel frattempo l’operatore ha continuato a operare indisturbato, consolidando la propria posizione dominante».
Non si chiede certo di fermare l’evoluzione e l’innovazione, rileva Siddi: «Si chiede di gestire il cambiamento ponendo le basi per una equa competizione nel sistema esteso alla Rete. Gestire significa alleggerire l’insieme delle norme e delle regole, stratificatesi nel tempo per il settore radiotelevisivo nazionale e comunitario, molte delle quali, nate in epoca analogica, sono da ripensare coerentemente alla situazione attuale. Chiediamo l’ammodernamento dell’impianto normativo e regolamentare, da realizzare in tempi brevi e con processi condivisi». (adnkronos)

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