BARI – “Thank you for your email. We have blocked all the channels from your list”. Con una mail inviata da Dubai alla Procura della Repubblica di Bari e alla Guardia di Finanza del capoluogo pugliese la piattaforma Telegram ha reso noto di aver bloccato 20 canali mediante i quali sono stati diffusi giornali, riviste e libri coperti da diritto d’autore.
Le Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria avevano eseguito l’altro ieri un sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, per i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore (Legge 633 del 1941) nei confronti di persone, in corso di identificazione, le quali, in concorso tra loro, sarebbero entrati abusivamente nei sistemi informatici di numerose società editrici di riviste, giornali e libri protetti da misure di sicurezza e avrebbero sottratto migliaia di file in formato pdf di beni tutelati dal diritto di autore, riversandoli illecitamente su numerosi canali, almeno 17 individuati finora, della piattaforma di messaggistica istantanea Telegram, permettendo così una diffusione capillare e abusiva in chiaro di migliaia di riviste, giornali e libri.
Un furto che, stando alle stime della Procura di Bari, avrebbe causato al settore dell’editoria danni per circa 670 mila euro al giorno (250 milioni di euro all’anno), con più di 580mila utenti che quotidianamente scaricavano gratuitamente romanzi, testi universitari, giornali e riviste.
La Guardia di Finanza aveva inviato una comunicazione a diversi indirizzi della piattaforma Telegram in cui la invitavano, da parte sua, ad agire per bloccare gli utenti che immettevano sulla piattaforma opere tutelate dal diritto d’autore.
Telegram, in maniera collaborativa, con una lettera firmata “Telegram DMCA”, ha inviato subito la risposta alle autorità italiane riferendo di aver “bannato” tutti i canali tranne uno di cui non è riuscita a riconoscere il nome ma assicurando di poter stanare anche questo grazie alla collaborazione delle autorità inquirenti e agli ulteriori approfondimenti. Le indagini proseguono per identificare chi immetteva il materiale illecito prelevato abusivamente dalle aziende editoriali con un notevole danno economico al settore.
La differenza tra i canali individuati dai finanzieri (il provvedimento parlava di “almeno 17 canali”) e quelli bloccati da Telegram (20) è dovuta al fatto che un solo soggetto può gestire vari canali. Gli investigatori delle Fiamme Gialle, non solo il nucleo Pef di Bari, ma anche il nucleo speciale beni e servizi, interfaccia dell’Agcom, l’autorità garante della comunicazione che aveva sollevato il problema, sollecitata a sua volte da una denuncia della Fieg (Federazione italiana editori giornali), e il Nucleo frodi tecnologiche, continueranno il monitoraggio anche per impedire
l’apertura di nuovi canali ma confidano ora nel fatto che sia arrivato anche al semplice cittadino il segnale che su Telegram questi materiali coperti da copyright non si possono immettere.
Secondo quanto si apprende l’ipotesi di oscuramento del sito di Telegram era considerata dagli inquirenti l’extrema ratio in assenza di misure organizzative e tecnologiche per impedire la consumazione ulteriore del reato. (adnkronos)
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