TRIESTE – È possibile piegare la propria vita alle stesse regole che si applicano al buon giornalismo, cioè rispondere sempre alle domande chi, come, dove, quando, perché? Può sembrare un’impresa disperata e con molti rischi. Perché si paga alla coerenza (e non sempre ci si riesce anche con la più buona volontà) un prezzo molto alto fatto di dimissioni che volano come farfalle, di lavoro frenetico (per cui ti accorgi che i figli nel frattempo sono arrivati all’università) e, soprattutto, di farsi la fama di “non affidabile”, secondo le regole della politica che impongono accomodamenti, mediazioni continue, strizzatine d’occhio.
Il libro di Luciano Ceschia “Il gatto rosso. Tasi picio, te prego” (Mgs Press, pagine 128, 12,50 euro) è la prova di come raccontare sessant’anni di professione, da precario a direttore, nella tua città, nella regione e poi in giro per l’Italia, portandosi dietro il bagaglio di contraddizioni di cui è imbevuta la tua radice di triestino, senza farne una biografia, tantomeno un’agiografia, valorizzando gli aneddoti che ammorbidiscono il tono e spesso rivelano la sostanza degli avvenimenti e delle persone: è la sfida affidata a questo libro nato dalle chiacchiere con gli amici che, ormai troppo spesso, provocavano con la battuta: “Hai il coraggio di scrivere queste cose?”.
Oggi alle 18, a Trieste, al Circolo della stampa (sala Paolo Alessi, corso Italia 13, primo piano), il libro di Ceschia sarà presentato dal giornalista Pierluigi Sabatti e dal prof. Miran Košuta.
Il soprannome (affibbiatogli nel 1955 per il carattere e il colore dei capelli) e l’esortazione della madre (davanti ai ruderi di un paese carsico bruciato dai nazifascisti), introducono la storia di una formazione e di una crescita professionale e umana che passa attraverso il lavoro in Rai e nella carta stampata (al Gazzettino, ma anche come direttore del Piccolo e dell’Alto Adige) senza dimenticare le trattative come segretario nazionale del sindacato dei giornalisti.
Un racconto godibilissimo, arricchito da aneddoti che alleggeriscono la narrazione di un periodo di storia per la nostra città e per il nostro Paese vista attraverso gli occhi di un giornalista che ha avuto la possibilità di incidere nel suo ambiente, sia come segretario generale della Federazione stampa italiana, il sindacato dei giornalisti, per dieci anni, sia come direttore di varie testate. E un bilancio riassumibile in poche parole: “Pur rispettando le regole, mi sono divertito…”.
Luciano Ceschia è presidente onorario dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia. (giornalistitalia.it)
A Trieste la presentazione del libro dell’ex segretario nazionale della Fnsi