LAMEZIA TERME (Catanzaro) – “Quando la ‘Ndrangheta sconfisse lo Stato” (Pellegrini Editore, 140 pagine, 14 euro) è il titolo del nuovo libro di Antonio Cannone che sarà presentato ufficialmente nel corso della rassegna Trame, il Festival dei libri sulle mafie, il prossimo 24 giugno a Lamezia Terme.
Il giornalista e scrittore lametino torna sul caso dell’uccisione del sovrintendente di polizia, Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano, assassinati in un agguato mafioso a Lamezia Terme il 4 gennaio 1992. Lo fa con nuove “rivelazioni” grazie anche ad una esclusiva intervista al figlio primogenito della coppia uccisa, Walter.
Nel libro, infatti, oltre alla condanna inflitta al Pm dell’epoca per “gravi colpe” e “inadempienze”, Cannone scrive di circostanze inedite che emergono dal racconto di Walter Aversa. Si tratta di particolari fino ad oggi sconosciuti. Aspetti intimi da un lato, ma anche di natura pubblica per ciò che rappresentava l’attività del sovrintendente ucciso.
Walter nel dialogare con l’autore, non si sottrare ad evidenziare i lati ancora oscuri della vicenda, a partire dal racconto della supertestimone, Rosetta Cerminara: «Io sono sempre stato convinto che il suo racconto fosse “costruito” in maniera da poter essere il più possibile preciso.
Di sicuro oggi posso dire con assoluta tranquillità che quel processo ha avuto delle manine che lo hanno distratto, che lo hanno portato fuori binario. Io mi sono convinto dopo tutti questi anni che mio padre avesse avuto sentore di quello che si stava scatenando. Un “rimprovero” lo faccio a chi, sopra mio padre, non aveva capito quanto era importante e che spessore avesse la criminalità a Lamezia».
Ma uno dei particolari più “scottanti” e sconosciuti all’opinione pubblica e alla stampa, è quanto accaduto poche ore dopo l’agguato mortale: «Tre uomini fecero ingresso a casa nostra, a poche ore dall’agguato. Due di loro, mai più visti, per un’ora e mezza rimasero chiusi nella stanza di mio padre. Cosa cercassero nessuno lo ha mai saputo».
Rimane un grande interrogativo: «Chi ha fatto sparire le carte delle indagini su cui mio padre lavorava? Salvatore Aversa aveva capito che c’erano dei poteri forti, c’era qualche cosa di molto pesante che si stava organizzando contro di lui. La ‘ndrangheta in quegli anni sconfisse lo Stato. Walter parla di “menti raffinate che lavoravano a stretto contatto con le famiglie criminali lametine e non solo”».
Nel libro si parla anche di un altro duplice agguato, quello agli operatori ecologici Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, avvenuto sempre a Lamezia Terme il 24 maggio del 1991, qualche mese prima del delitto Aversa.
I due fatti si intrecciano anche perché Aversa indagava su questo che aveva evidenti implicazioni con la politica e quindi con l’appalto della raccolta della nettezza urbana. Aversa lavorava in un contesto isolato e in un territorio, come ha dichiarato il procuratore Nicola Gratteri, dove operava una mafia di serie A, spietata e che in quegli anni sconfisse lo Stato seminando odio e terrore.
Il libro “Quando la ‘Ndrangheta sconfisse lo Stato” è pubblicato dalla Lugi Pellegrini Editore di Cosenza per la collana mafie diretta da Antonio Nicaso. Presentazione di Arcangelo Badolati e prefazione di Gianni Speranza. (giornalistitalia.it)