CAGLIARI – L’insulto al cronista per chi vorrebbe sfuggire alle proprie responsabilità denunciate dai mezzi di informazione è una pratica che puntualmente si ripete. Mancano le argomentazioni sul merito e allora si cerca di deridere o, peggio, di diffamare chi ha dato la notizia, sperando forse che perda il suo valore di denuncia.
È quanto è accaduto a Riola Sardo dove, pur senza mai nominarla, il sindaco attuale e il suo predecessore hanno mostrato sui social network il peggio di sé in tema di turpiloquio, allusioni sessiste e mancanza di un livello minimo di civiltà, nei confronti di una giornalista che ha riferito vicende precise che riguardano l’amministrazione del paese.
Il fatto è doppiamente grave: perché si configura come una vera e propria intimidazione, e perché i protagonisti sono pubblici amministratori (del presente e del passato) i quali sono punti di riferimento di una comunità che certo non merita di essere rappresentata in un modo così ingeneroso.
E c’è di più: questo tipo di comportamenti genera spesso aspetti emulativi che (l’esperienza ce lo insegna) possono produrre gravi conseguenze che non solo sono da respingere con la massima energia, ma che offenderebbero l’intera comunità.
Associazione Stampa Sarda
Ordine dei giornalisti della Sardegna