COSENZA – Il 9 gennaio è finito il rapporto della Alessandro editori con la Essegi editoriale. Sono stati quasi due mesi belli – è esaltante veder nascere un giornale e curarne ogni dettaglio almeno quanto è triste separarsene – e complicati. Il mondo dell’editoria è fatto così: i fermenti sono continui, i matrimoni durano poco, i distacchi si susseguono.
Questo significa che non sono più il direttore de “La Provincia di Cosenza” e che i colleghi che con me hanno condiviso questa avventura non firmano più su questa testata. A me non resta che ringraziarli: la redazione ha dato per questo progetto il centodieci per cento ed è un vero orgoglio aver potuto condividere con loro un tratto di strada.
Con alcuni ci conoscevamo da tempo, altri si sono aggregati al gruppo condividendone da subito lo spirito e le motivazioni. Chi ha lavorato nella redazione di un giornale sa quanto sia difficile trovare una squadra che sia compatta negli obiettivi e nella pratica quotidiana del lavoro, ma i colleghi de “La Provincia di Cosenza” hanno dimostrato giorno per giorno una motivazione che andava ben al di là di quelli che erano gli impegni assunti.
La Essegi editoriale ha permesso alla redazione di lavorare nella massima autonomia. Ma ci ha proposto di continuare il nostro rapporto a condizioni per noi inaccettabili: un cambio del centro stampa (per rivolgersi a quell’Umberto De Rose conosciuto per la famosa “telefonata de cinghiale” cui è seguito il blocco della rotativa de l’Ora della Calabria, n.d.r.), che peggiorerebbe la qualità del giornale, e una pesante decurtazione del budget, che lo impoverirebbe di contenuti. Per questo passiamo la mano. Avremmo potuto decidere di continuare. Ma questo avrebbe significato tradire il progetto originario e dare il via a un’avventura immersa in una precarietà che ci pare lasci poche prospettive. Potremmo sbagliarci, ma questa strada – in certi casi è persino comprensibile sceglierla, e non pochi lo fanno – non fa per noi. Preferiamo prendere atto del fallimento di un sogno, analizzare i limiti e i pregi di questa esperienza e, se ne avremo la forza, ripartire.
Lo avevamo detto fin dal primo giorno: la nostra era una sfida da far tremare i polsi e se l’abbiamo persa, se il riscontro nelle edicole non è stato quello che si aspettavano i nostri editori per far quadrare i conti, sarà di certo anche colpa nostra. Non siamo riusciti a fare un giornale che piacesse abbastanza.
Di certo abbiamo fatto il giornale come volevamo farlo noi, ma con la stessa trasparenza si può dire che non abbiamo confezionato il giornale per come avremmo potuto. Le difficoltà economiche hanno soffocato in culla tutte le nostre idee, le nostre proposte, le nostre inchieste. Abbiamo i cassetti pieni di notizie e argomenti che avremmo gradito portare all’attenzione dei lettori: non abbiamo potuto farlo per mancanza del tempo e delle risorse necessarie.
Alla Essegi auguriamo buon lavoro. E di seguire i consigli che ci siamo permessi di condividere negli ultimi due mesi: dotarsi di una struttura che si occupi della distribuzione, avviare una campagna abbonamenti, rendere il pdf de “La Provincia di Cosenza” scaricabile sul sito web. E magari lanciare una vera campagna di comunicazione per far “arrivare” il giornale anche laddove non se ne conosce l’esistenza.
Francesco Graziadio
ex direttore de “La Provincia di Cosenza”
In Calabria si legge poco. Un altro quotidiano, dopo quelli esistenti, era una sfida impossibile.
A Francesco Graziadio la mia solidarietà per un sogno, ahimè, infranto.