Grazie a Maria Teresa Bellucci comprare un giubbotto antiproiettile non è reato

“Proteggere i giornalisti è difendere la libertà”

Maria Teresa Bellucci

ROMA – «Quando noi proteggiamo la libertà d’informazione, lo facciamo anche proteggendo i giornalisti, i fotoreporter e i cameraman». Maria Teresa Bellucci, deputata e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari Sociali, commenta così l’approvazione del suo emendamento al Decreto Ucraina che autorizza per tutto il 2022 la vendita di giubbotti antiproiettile ai giornalisti, ai fotoreporter e ai cameraman che operano nei contesti di guerra in Ucraina, in deroga al divieto alla vendita disposto dall’art. 28 del Tulps.
«Proteggendo i giornalisti – afferma Maria Teresa Bellucci – noi proteggiamo la libertà d’informazione, la verità dall’abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda di guerra». Nel suo intervento alla Camera dei deputati, la deputata ha, infatti, ricordato come la vicenda del reporter americano e filmmaker Brent Renaud ucciso a Irpin, vicino a Kiev, il pesante attacco subito da una troupe di Skynews, la morte del cameraman di Fox News, Pierre Zakrzewski, – ucciso assieme alla collega Alexandra Kuvshinova – fanno capire fino a che punto possa arrivare il prezzo da pagare per difendere l’informazione. Questa è una vittoria della protezione dell’informazione sui regimi».
«Ringraziando il Governo, nella persona del sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, che attraverso la sua esperienza di giornalista ha compreso il buonsenso di questo emendamento», Bellucci ha sottolineato la valenza di «un atto doveroso per superare la punibilità di tutti quei giornalisti e operatori impegnati a svolgere il loro importante lavoro in contesti di guerra e che – a causa della norma del Tulps – non potevano acquistare in Italia adeguati strumenti di protezione individuale senza incorrere in un reato. Un provvedimento in coerenza con lo spirito che muove la mia coscienza e guida il mio impegno politico all’indirizzo dei valori assoluti quali la vita, la salute, la libertà e la tutela dei più fragili, si fonda sulla necessità di sostanziare concretamente l’apprezzamento sociale e culturale per l’imprescindibile lavoro svolto da sempre dagli operatori dell’informazione, in qualsiasi conflitto armato e indipendentemente dalla latitudine geografica in cui si trovino a dover operare, mediante la possibilità di potersi dotare di giubbotti ed elmetti antiproiettile senza incorrere in procedimenti penali, giacché non v’è guerra che non uccida quei principi umani e democratici di cui siamo tutti orgogliosi alfieri». (giornalistitalia.it)

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