PAVIA – “Vitaly Markiv è innocente: per noi è un eroe di guerra”. Parola di Arsen Avakov, ministro dell’Interno dell’Ucraina, a Pavia per assistere all’udienza del processo per la morte di Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese trentenne ucciso il 24 maggio del 2014 nella regione del Donbass mentre stava effettuando un reportage sulle sofferenze della popolazione civile durante la guerra.
Dell’omicidio è accusato il 29enne italo-ucraino Markiv, della Guardia nazionale ucraina: alcuni suoi commilitoni hanno deposto nel corso del dibattimento (che per ragioni di sicurezza non si è svolto in Tribunale a Pavia, ma nella Sala dell’Annunciata) ribadendone l’innocenza.
“Per il suo valore – ha detto il ministro Avakov, parlando dell’imputato – è stato premiato anche con un’onorificenza del nostro Presidente della Repubblica. Abbiamo fiducia nella giustizia italiana e siamo convinti che alla fine la verità verrà a galla. Markiv non deve diventare il capro espiatorio di questa vicenda”. Il ministro ha, quindi, spiegato di aver voluto essere presente a Pavia per esprimere la vicinanza delle autorità ucraine a Markiv e per stare al fianco degli ufficiali della Guardia nazionale ucraina chiamati a testimoniare.
“Ho comunicato – ha spiegato Avakov – la mia presenza agli uffici del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Ho voluto essere a Pavia per assistere a questa udienza del processo, nonostante sia un momento politico molto delicato per l’Ucraina”.
“Siamo più che convinti – ha sottolineato ancora il ministro ucraino – dell’innocenza di Markiv. Nel luogo in cui si trovava sulla collina, non avrebbe potuto colpire Rocchelli. Inoltre non aveva in dotazione le armi, come il mortaio, con le quali sono stati uccisi il fotografo italiano e il giornalista russo Andrei Mironov”.
Il ministro ha parlato di “fake news”: “Siamo abituati, ormai, alle falsità diffuse durante questa ‘guerra ibrida’. Un conflitto che continua a fare vittime: nelle ultime 24 ore un nostro soldato è morto e un altro è rimasto ferito. In 5 anni abbiamo avuto 15mila morti. Non è uno scherzo, questa è un guerra vera nella quale dobbiamo fare i conti con i ripetuti crimini delle forze filorusse”.
Il ministro Avakov ha anche ricordato che “Fabrizio Romano, allora ambasciatore italiano in Ucraina, aveva più volte invitato a non frequentare la zona del conflitto. Purtroppo Rocchelli si è recato nella zona occupata dai separatisti: ma con la sua morte Vitaly Markiv non c’entra”.
In sua difesa anche gli ufficiali della Guardia nazionale ucraina sentiti come testimoni. “Avrò visto un paio di volte Markiv – ha spiegato Balan Mykola, all’epoca vicecomandante della Guardia nazionale –. So che era un bravo soldato. In quel periodo Markiv, come il resto del nostro corpo, poteva utilizzare solo armi leggere: non avevamo in dotazione mortai”.
L’esame effettuato sul corpo di Rocchelli e del giornalista Mironov aveva evidenziato schegge ritenute provenienti da un proiettile di mortaio. “La fabbrica vicino al luogo dove è stato colpito Rocchelli – ha spiegato ancora Mykola – era un obiettivo militare, perché era stata occupata dai filorussi”. (ansa)