PAVIA – Al processo per l’omicidio di Andrea Rocchelli, il fotoreporter 30enne di Pavia ucciso il 24 maggio 2014 in Ucraina mentre stava effettuando un reportage sulle sofferenze della popolazione civile nel Donbass per la guerra civile, ha parlato la difesa dell’imputato Vitaly Markiv, 29enne militare della Guardia Nazionale Ucraina.
L’avvocato Raffaele Della Valle ha parlato per oltre sei ore, cercando di smontare punto per punto la ricostruzione dei fatti effettuata dal pubblico ministero Andrea Zanoncelli che, nell’udienza dello scorso 24 maggio, ha chiesto la condanna di Markiv a 17 anni. Per Della Valle il pm ha condotto un lavoro “a senso unico”, ascoltando solo i testimoni che “potevano avvalorare la sua tesi accusatoria”.
Secondo il legale, a risultare determinante per l’indagine su Markiv è stato “un articolo scritto dalla giornalista Ilaria Morani, dal quale il pubblico ministero ha preso spunto”, articolo che per Della Valle conterrebbe delle imprecisioni, come quella di definire “Markiv un capitano dell’esercito ucraino, quando in realtà è un semplice soldato della Guardia Nazionale”, o anche di affermare “che era appostato in cima alla collina, mentre la sua posizione era vicino all’antenna”.
L’avvocato ha, inoltre, affermato che Markiv aveva avvisato alcuni giornalisti italiani di non frequentare quella zona, in quanto considerata ad alto rischio per possibili scontri a fuoco tra ucraini e filo-russi; e lo stesso ammonimento, secondo il legale, sarebbe arrivato in quei giorni anche dal Ministero degli esteri italiano.
Nella prossima udienza, fissata al 5 luglio, sarà l’avvocato Daniela Rapetti, dello stesso studio legale, a tirare le conclusioni della lunga arringa difensiva di Della Valle.
Nell’udienza è intervenuto anche l’avvocato Stefano Parlante, legale che tutela gli interessi dello Stato ucraino, che ha affermato che “nel corso del processo non si è riusciti a dimostrare la colpevolezza di Markiv”. La sentenza è attesa per il prossimo 12 luglio. (ansa)
La difesa di Markiv sostiene che il pm ha condotto un lavoro “a senso unico”