ROMA – Suscita perplessità e anche alcuni motivi di allarme la bozza di aggiornamento del codice deontologico a tutela della privacy trasmessa dal Garante all’Ordine dei Giornalisti, che pare ridurre il diritto-dovere di cronaca in un ambito più ristretto, limitandolo alla “essenzialità dell’informazione”.
Delicata la questione della divulgazione degli atti di un procedimento penale. Ritornano in primo piano i tentativi di limitare il diritto di cronaca con le proposte di legge, decadute, sulle intercettazioni, laddove si prevedono particolari misure sulla pubblicazione degli atti giudiziari, evitando ogni riferimento a soggetti non interessati, salvo “un eccezionale interesse pubblico”: un elemento giuridicamente e deontologicamente nuovo ma non immune da forti riserve.
Siamo alle bozze ed è sicuramente presto per affermare che sia in atto un tentativo di introdurre per via amministrativa quanto in ben tre legislature la politica non è riuscita a fare, quando si era proposta, con diversi disegni di legge, di condizionare la diffusione di notizie di cronaca giudiziaria.
La Fnsi ricorda la costante giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell’uomo la quale ha più volte condannato gli Stati membri, che, a varo titolo, hanno cercato di limitare il diritto di cronaca anche in riferimento al contenuto di conversazioni telefoniche intercettate e coperte da segreto istruttorio.
Le prese di posizione dell’Unione Cronisti (Unci) sono indicazione di un allarme concreto, di un avviso ai naviganti e un indizio per i colleghi affinché trattino con attenzione il tema.
La Fnsi, peraltro, non può non ricordare la mozione approvata all’unanimità al Congresso di Bergamo che per i politici ritiene applicabile sempre una “privacy affievolita” dalla funzione pubblica.
Oltre alla rilevanza giuridica dei comportamenti dei politici in molte vicende da cui emergono dati giudiziari non suscettibili di procedimenti penali ulteriori, spetta sempre al giornalista l’autonoma valutazione professionale di comportamenti di valenza politica, sociale ed etica che comunque possono meritare di essere portati a conoscenza del pubblico.
Allo stesso modo si può dire per quanto riguarda l’introduzione del diritto all’oblio, ben oltre le richieste di aggiornamento dei dati degli archivi da parte dell’interessato. Da più parti si continua a chiedere un giornalismo di inchiesta coraggioso e profondo. Innalzare l’asticella deontologica per la tutela della dignità delle persone è fondamentale. Introdurre vincoli normativi di dissuasione no.
La Fnsi aveva già avanzato alcune riserve in un’audizione indetta dal Garante della privacy nel novembre scorso, ribadendo che l’attività giornalistica è finalizzata a informare l’opinione pubblica assicurando il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Ora esaminerà a fondo tutte le “novità” contenute nella bozza inviata per competenza all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e renderà pubbliche tutte le sue puntuali osservazioni su una proposizione che sta già suscitando importanti e qualificate reazioni nel mondo professionale come da quello degli specialisti nel diritto all’informazione.
L’auspicio è che si apra una riflessione serena e un confronto altrettanto aperto e leale per la libertà e la responsabilità dell’informazione a garanzia del diritto dei cittadini a sapere e conoscere fatti e situazioni che contano per la loro vita civile e comunitaria.
La bozza di aggiornamento del codice deontologico trasmessa dal Garante “suscita perplessità e anche motivi di allarme”