Il direttore del Tg2 Sangiuliano: “Anche sui social non dimenticare di essere giornalisti”

Prete ucciso: bufera sul giornalista Andrea Romoli

Andrea Romoli, Don Roberto Malgesini e Gennaro Sangiuliano

COMO – È partita, questa mattina, per la Valtellina, la zona della Lombardia dove era nato e dove molto probabilmente si terranno i funerali, la salma di don Roberto Malgesini, il prete originario di Regoledo di Cosio (Sondrio) assassinato martedì a Como.
Questa mattina il feretro, su richiesta dei genitori e dei tre fratelli, ha fatto una sosta davanti alla chiesa di San Rocco, dove il prete viveva e dove è stato ucciso. Ad attenderla, fedeli e molti senza tetto che il sacerdote aiutava in un clima di grande commozione.
Intanto, divampano le polemiche sul post che il giornalista del Tg2, Andrea Romoli, ha prima pubblicato e poi cancellato su Facebook, nel quale ha affermato che il è stato ammazzato «non da un pazzo squilibrato, ma da un cazzo di immigrato clandestino che grazie agli immigrazionisti e ai buonisti era ancora in giro».
Mentre a viale Mazzini la Rai sta acquisendo la documentazione necessaria per avviare le valutazioni sotto il profilo disciplinare, il direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, ricorda di aver inviato, nei mesi scorsi, una lettera ai colleghi «nella quale li ho richiamati ad un uso moderato e composto dei social, nella consapevolezza che siamo giornalisti del servizio pubblico con il dovere dell’imparzialità».
«Non condivido – sottolinea Sangiuliano – né i toni né la sostanza di quanto scritto dal collega del Tg2 e l’ho richiamato per quanto accaduto. Preciso, però, che si tratta delle sue pagine personali di Facebook e che come direttore sono chiamato a rispondere solo dei contenuti editoriali della testata e non di affermazioni personali che, tra l’altro, non avrei la possibilità di interdire».

Davide Faraone

Il presidente dei senatori di Italia viva, Davide Faraone, dal canto suo, ha annunciato che solleverà il caso in commissione di Vigilanza denunciando che «per questo signore qui, uno di quelli che non incontri al bar, ma ogni sera alle 20 al Tg2, perché fa il giornalista e dovrebbe attenersi ai fatti, per questo signore qui il killer di don Roberto Malgesini non è un folle. In un post su Facebook, che ha prontamente cancellato ma che rimane nelle istantanee di chi lo ha fotografato, il giornalista del servizio pubblico Andrea Romoli sostiene che il povero prete sia stato ammazzato “non da un pazzo squilibrato, ma da un cazzo di immigrato clandestino che grazie agli immigrazionisti e ai buonisti era ancora in giro”. E a chi gli fa notare che era solo uno squilibrato e che lo status di immigrato o il colore della pelle è un problema suo, lui risponde indispettito ribadendo che il killer era un immigrato clandestino e che, udite, udite, la responsabilità della morte è di chi la pensa come quel suo collega che, in un commento al suo post, gli aveva fatto notare che stava dicendo una stratosferica cavolata».

Antonio Tajani

«Il giornalista – aggiunge Faraone – conclude la conversazione con una frase che lo qualifica per quello che è e cioè un cattivo esempio che non può stare nella principale industria culturale del Paese: “Gli italiani decideranno nelle urne. A noi il compito di ricordare i crimini e le violenze quotidiane di cui si rendono responsabili gli immigrati”. Ecco, caro Romoli, gli italiani decideranno alle urne e lo faranno con la testa e con il cuore. Non ho alcun dubbio. Così come non ho il minimo dubbio che su queste affermazioni gravi deciderà la commissione di Vigilanza Rai a cui, nel momento esatto in cui clicco su questo post, mi rivolgerò».
Per il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, giornalista professionista, «c’è una responsabilità politica se non vengono attuati due decreti d’espulsione. Così rischia di crescere il sentimento d’odio verso gli stranieri. Don Roberto è morto nella santità, un sacerdote che aiutava gli ultimi guardando il volto di coloro che soffrono. Abbiamo un santo prete e un assassino che doveva essere espulso, con gravi responsabilità di chi non ha provveduto a far rispettare le regole dello Stato». (giornalistitalia.it)

 

 

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