OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria) – “L’iter processuale ha la sua autonomia e tutti siamo chiamati a rispettarne tempi e modalità, ma quello che non possiamo non rilevare con viva preoccupazione è l’atteggiamento di chiusura della chiesa locale, che dopo la gaffe del comunicato stampa in cui manifestava solidarietà al sacerdote arrestato, successivamente corretto, si è trincerata nel più cupo e conservatore silenzio, entrando in conflitto di fatto con le leggi di trasparenza recentemente varate da Papa Francesco in tema di lotta alla pedofilia”: è quanto dichiara l’avvocato Antonino Napoli, vice presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, in relazione all’arresto del parroco di Messignadi di Oppido Mamertina, Antonello Tropea, per prostituzione minorile ed altri capi d’accusa.
“Ciò che ci lascia sbigottiti in questa terribile storia – incalza Napoli – è che il prete accusato, al di là delle sacrosante preoccupazioni di garantismo del vescovo Francesco Milito, ha continuato ad esercitare il ministero in una parrocchia, frequentata anche da bambini, non informata delle denunce anche se ai sospetti si erano aggiunte, con lo sviluppo delle indagini, le conferme all’ipotesi accusatoria. Dall’ordinanza di custodia cautelare, infatti, si apprende che il sacerdote accusato era stato controllato per ben tre volte in compagnia di minori in atteggiamenti equivoci, così come emerge anche che il titolare della diocesi era ben consapevole delle accuse e che la lontana sua unica preoccupazione, ben dalle questioni di natura spirituale e dalla tutela dei minori, fosse quella di evitare risvolti mediatici e giudiziari fino al punto di consigliare all’indagato di non parlare con i Carabinieri di queste cose. In questa occasione – evidenzia il vicepresidente dell’Osservatorio – il vescovo è evidentemente venuto meno alla sua fondamentale funzione di supervisore, sorvegliante della diocesi a lui assegnata”.
Napoli conclude: “L’Osservatorio sui Diritti dei Minori chiede che sul punto vi sia una revisione del Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa che stabilisca l’obbligo per i sacerdoti ed i vescovi di comunicare quanto da loro appreso, circa eventuali ipotesi di abuso sui minori, alle autorità italiane, attribuendo al vescovo una vera e propria funzione di pubblico ufficiale”.
Nel frattempo, il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio lancia un monito ai giornalisti: “Siamo stati informati del fatto che alcuni sprovveduti e poco deontologici operatori dell’informazione hanno rivolto domande in merito all’arresto del parroco a bambini di scuola elementare, ebbene sappiano costoro che ricorreremo ad ogni mezzo per far applicare il Codice Tv e Minori nelle sue articolazioni più severe ed intransigenti. Laddove non arriva la sensibilità faremo arrivare le maglie della legge, assicurando un impegno mai esercitato fino ad ora”.
“All’Ordine dei giornalisti della Calabria – risponde il presidente Giuseppe Soluri – è stato segnalato il fatto che alcuni non meglio precisati operatori dell’informazione, «armati» di telecamera e/o di macchine fotografiche, hanno avvicinato e rivolto domande, in merito al recente arresto di un parroco in provincia di Reggio Calabria, a bambini di una scuola elementare del Reggino”.
“La stessa segnalazione – aggiunge Soluri – è arrivata all’Osservatorio per i Diritti del Minore. Sperando non emerga che tra detti «operatori dell’informazione» ci fosse qualche giornalista, l’Ordine sente comunque la necessità di ribadire che il Codice deontologico dei giornalisti (art. 7), la Carta di Treviso e il codice Tv-minori vietano in maniera assoluta e cogente di coinvolgere in qualsivoglia modo i minori in fatti di cronaca, ancor più quando, come nel caso specifico, si rischia di provocare turbamenti inammissibili e di apportare danni irreversibili all’armonico sviluppo psicofisico dei minori stessi”. Soluri ricorda, infatti, che “comportamenti siffatti integrano una grave violazione della deontologia professionale e comportano, anche a prescindere da quelli che potrebbero essere aspetti penalmente rilevanti, il deferimento al Consiglio Territoriale di Disciplina”. (giornalistitalia.it)
Osservatorio sui Minori e Odg Calabria: “Nessuno si azzardi a porre loro domande”