ROMA – Alessia Marani (Il Messaggero) per la carta stampata, Gaia Martignetti (Fanpage) per il web, Claudio Sebastiani (Ansa) per le agenzie di stampa, Valerio Cataldi (Rai News) per radio e tv e Marco Incagnola (Ufficio Stampa Comitato Italiano Paralimpico) per gli uffici stampa.
Sono loro i vincitori della prima edizione del Premio “Mario Sarzanini” consegnato, ieri sera, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma, ad un anno dalla scomparsa del giornalista. Ad assegnarli è stata la giuria presieduta da Andrea Balzanetti (inviato del Corriere della Sera) e formata da Andrea Pucci (direttore di Tgcom 24), Emma D’Aquino (Tg1), Guido D’Ubaldo (presidente dell’Odg Lazio), Massimo Martinelli (direttore de Il Messaggero), Luigi Contu (direttore dell’Ansa) ed Emanuele Lanfranchi (portavoce della Regione Lazio).
La manifestazione, patrocinata dall’Ordine dei Giornalisti, è stata organizzata dall’Università degli Studi Guglielmo Marconi in memoria dello storico cronista giudiziario dell’Ansa, l’agenzia di stampa nella quale ha lavorato per 40 anni.
Il presidente e direttore generale di Unimarconi, Alessio Acomanni, si è detto onorato di «rendere omaggio ad un uomo che ha dedicato la sua vita al giornalismo ispirandosi ai valori più nobili e autentici di questa professione, ovvero la costante ricerca di fatti e fonti autorevoli e il racconto di una notizia vera e inconfutabile con un linguaggio semplice e diretto utile alla comprensione da parte di tutti i pubblici».
Nato a Genova il 29 aprile 1934, giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dall’11 novembre 1964, Mario Sarzanini è stato per decenni il punto di riferimento per tanti giornalisti, ma non solo: con lui si confrontavano magistrati, avvocati e cancellieri.
A tracciarne la figura i suoi figli: Fiorenza, vicedirettore del Corriere della Sera («un pilastro della sala stampa di piazzale Clodio il cui credo era quello di approfondire le informazioni, avere un retroscena ed essere più veloce degli altri… e per questo la giuria ha privilegiato chi si è distinto nell’avere notizie che hanno lasciato il segno») ed Enrico, conduttore del giornale radio di Dimensione Suono Roma («Papà ha sempre avuto una predilezione per i giovani, all’inizio sembrava burbero ma li aiutava sempre»). «È stato un giorno speciale, che non mi aspettavo», ha commentato la vincitrice della Sezione Carta Stampata, Alessia Marani, cronista del quotidiano Il Messaggero.
«Solo quel cognome “Sarzanini” vicino al mio – ha confessato Marani – è stato un brivido. Non ho conosciuto Mario Sarzanini bene come altri, ma sicuramente noi, come tante e tanti altri miei colleghi, abbiamo avuto in comune la passione, l’ardore e l’ostinazione per questo incredibile e folle lavoro.
Ciascuno di noi, come tutti quelli che fanno questo mestiere alla ricerca di una notizia ogni giorno per dare un senso a tante cose, ha le proprie paranoie, le proprie inclinazioni e i propri difetti, piccoli e grandi.
Però voglio davvero condividere questo momento con tutte le persone che ho conosciuto e che, a modo loro, chi per un verso chi per l’altro, mi sono state vicine e so che lo saranno ancora: colleghi, amici, fonti.
Grazie al Messaggero tutto, dal primo all’ultimo, fino a chi ci sorride ogni mattina dietro al desk della portineria per dirci “buongiorno”.
Ogni giorno è una sfida, una lotta nuova, a volte veramente ardua… ma so che ce la faremo viva tutti i cronisti del mondo, specie chi ora rischia sui luoghi della guerra».
Mario Sarzanini se n’è andato il 18 aprile 2021, nella clinica romana in cui era ricoverato da alcune settimane. Colonna dell’Ansa per 40 anni era considerato il Re dei cronisti giudiziari. Come ha ricordato il presidente di giuria Andrea Balzanetti, nella sua lunga e luminosa carriera Mario Sarzanini ha seguito i casi più drammatici. Quelli che l’Italia non dimenticherà mai: dal rapimento di Aldo Moro al massacro del Circeo, dall’omicidio di Pasolini alla strage di Ustica, il sequestro di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi.
E poi i grandi processi, in primis quello di Catanzaro per la strage di piazza Fontana. Senza dimenticare i grandi gialli, da quello del “Canaro” ai delitti di via Poma e dell’Olgiata, dall’agguato a Ilaria Alpi alla morte di Marta Russo.
Punto di riferimento per giornalisti, magistrati, avvocati e cancellieri, li riceveva nella sala stampa di piazzale Clodio, che considerava il suo vero ufficio: c’era lui, nel 1970, quando questo piccolo locale, in fondo al corridoio al piano terra, fu inaugurato dopo i crolli del Palazzaccio di piazza Cavour per ospitare i cronisti che avrebbero dovuto frequentare la cittadella giudiziaria. E c’era sempre lui, nel novembre del 2008, quando fu la presidenza del tribunale, con un impegno finanziario non indifferente, a “celebrare” con una fastosa cerimonia il “restyling” della stessa sala stampa intitolata a Maria Grazia Cutuli, la cronista del Corriere della Sera uccisa sette anni prima in un agguato in Afghanistan. (giornalistitalia.it)