FIRENZE – È Andrea Spinelli Barrile, 35 anni, giornalista freelance, il vincitore della IV edizione del Premio giornalistico under 35 Letizia Leviti, che quest’anno ha scelto come tema l’articolo 32 della Costituzione, il diritto alla salute.
Il premio giornalistico Letizia Leviti, dedicato a giovani giornalisti che sanno far parlare la verità, è promosso dall’Associazione Letizia Leviti, fondata nel maggio 2017 a nome della giornalista di Sky Tg24 prematuramente scomparsa nel 2016.
Obiettivo dell’edizione 2020 del premio è andare oltre la cronaca, affinché il dramma del Covid 19 diventi occasione per riflettere sulla centralità della salute come il bene comune più importante, ma anche come occasione di incontro, di abbraccio e di verità tra gli uomini.
«La pandemia – spiegano gli organizzatori – ha messo a nudo come anni di sprechi, corruzione, infiltrazioni delle mafie, inefficienza, mancanza di meritocrazia, mancanza di omogeneità nelle norme ed errori organizzativi abbiano causato una cattiva gestione diffusa, sia nel settore sanitario che in quello sociosanitario. Al tempo stesso lo stato di emergenza ha portato alla luce la forza, la passione, l’amore con cui la maggior parte dei medici, infermieri, dirigenti sanitari e volontari affrontano ogni giorno il loro impegno per la salute e la vita del prossimo».
Tra i soci fondatori di Slow News, primo progetto di slow-journalism italiano, appassionato di Africa e esteri, Andrea Spinelli Barrile è stato proclamato vincitore per un reportage, pubblicato tra agosto ed ottobre 2019 su Slow News, «perché, quando ancora per noi la pandemia era qualcosa di sconosciuto, ha raccontato la strage causata dal virus Ebola e le macerie lasciate in Liberia. Perché, nel 2019, ci ha mostrato un mondo che ci sembrava sfocato e lontano e che, a distanza di pochi mesi, è diventato uno spettro che ha sconvolto e terrorizzato la nostra società. Perché, con parole e immagini, ha saputo metterci di fronte agli errori e agli orrori, come una drammatica profezia che solo chi sa frugare, con la sensibilità di un ricercatore e la cura di un testimone, può essere in grado di cogliere e di tramandare.
Mostrare i volti, i paesaggi, le rovine, accompagna e integra un linguaggio diretto come un pugno nello stomaco, che descrive con dovizia di particolari e senza filtri l’atroce sofferenza causata dal virus. Perché fare giornalismo significa questo: avvicinare ciò che è lontano, scoprire ciò che è invisibile, accarezzare ciò che è intoccabile, raccontare quello che non si sa, porre l’attenzione su qualcosa che merita di essere rivelato».
Menzione speciale, invece, per la fotogiornalista Lavinia Nocelli. Marchigiana di Senigallia, è direttore dell’agenzia di curatela fotografica Maatrice e si occupa di migrazioni e conflitti sociali. Il riconoscimento le è stato assegnato per il reportage “Romania, nella terra degli orfani bianchi”, pubblicato sul settimanale “Left” del 24 gennaio, «per aver schiuso lo sguardo su un tema sommerso, tratteggiando una drammatica realtà.
Con profondità nel raccontare il trauma umano, la ferita fisica e psicologica che accompagna silenziosamente le badanti rumene che arrivano nel nostro Paese, con troppi sogni e aspettative, o dietro la promessa di una vita migliore. Donne che, con quotidiana dedizione, stanno o sono state accanto a quasi ogni famiglia italiana. Persone che spesso sono solo un nome, prive di storia, di un vissuto, lasciato dietro le spalle, oltre confine, senza qualcuno da poter abbracciare. Un paradosso svelato: talvolta “persone di famiglia”, anche se – una famiglia vera – ce l’hanno già, a migliaia di chilometri di distanza. Un lavoro che è un’indagine emotiva e accurata sui legami spezzati che subiscono le conseguenze della lontananza, rimanendo solo ombre di cui non si sa nulla. Un lavoro che entra in quei cuori, restituisce a ciascuno di noi storie di coraggio e di rinunce, intime e personali, raccontando in punta di piedi, con il linguaggio di una giornalista e la sensibilità di una donna».
La giuria, presieduta da Claudio Cordova, era composta da Cecilia Anesi, Giulia Presutti, Sara Manisera e Flavia Barsotti.
Il presidente dell’Associazione Letizia Leviti, Giovan Battista Varoli, riafferma così i punti cardine dell’eredità professionale di Letizia Leviti che sono alla base del Premio: «Il nostro desiderio è quello di raccogliere intorno al premio e al messaggio di Letizia una comunità di giornalisti che sentano viva la loro vocazione e che siano consapevoli del fatto che, in un mondo in cui le news scorrono in superficie, il loro ruolo sia quello di andare a fondo delle notizie, con passione e con intelligenza, avendo cura dei dettagli e delle persone e aiutando i lettori e gli spettatori a fare altrettanto».
Le targhe saranno consegnate ai giornalisti nella cerimonia del Premio 2021 che tornerà ad aver luogo a Firenze nel salone dei 500 di Palazzo Vecchio. Anche in questa edizione il Premio è stato, infatti, patrocinato dal Comune di Firenze. (giornalistitalia.it)