ROMA – Pippo Marra, proprietario ed editore dell’agenzia di stampa Adnkronos, taglia oggi il traguardo delle 80 primavere. È nato, infatti, il 21 novembre 1936 a Castelsilano, all’epoca provincia di Catanzaro, oggi di Crotone. Una terra, quella di Calabria, alla quale orgogliosamente rivendica di appartenere e, come tutti i grandi, non ha mai rinnegato perché le proprie origini, le radici, “non appartengono al passato, ma vivono nel profondo dell’essere quotidiano”. Non a caso, nel suo ufficio, che annovera un grande tavolo che fu di un suo amico, il famoso banchiere Enrico Cuccia, tiene bene in mostra una collezione di mucche in miniatura in ricordo delle proprie origini contadine.
Eppure Marra è cittadino del mondo. Il padre Ignazio nel 1909 emigrò negli Stati Uniti acquisendo la cittadinanza americana grazie al brillante lavoro svolto in California per la creazione di una fabbrica di legname. Pippo ha studiato al liceo di Crotone ed è lì che ha scritto i suoi primi articoli sul giornalino scolastico. Ha lavorato in uno studio notarile, come consulente per la comunicazione di Cefis alla Montedison e per un paio d’anni ha vissuto a Copenaghen quale responsabile di una società per la promozione turistica dell’Italia in Danimarca e Svezia.
Negli anni Cinquanta è stato anche dirigente del Fuan. Nel giornalismo ha cominciato lavorando come cronista di nera nella redazione del “Secolo d’Italia” di Arturo Michelini. La chiamata a Napoli, nel 1965, nel ruolo di amministratore del quotidiano “Roma”, gli ha fatto però capire che il suo futuro non sarebbe stato solo quello di scrivere articoli, ma di gestire e amministrare l’intera macchina.
Intanto, nel 1963, nasceva l’Adnkronos (che lo assumeva come fotografo) attraverso la fusione dell’Adn di Amintore Fanfani e della Kronos di Pietro Nenni. Il 5 febbraio 1965 Pippo Marra è diventato giornalista professionista e, cinque anni dopo, era già direttore amministrativo ed editoriale.
L’agenzia era, però, destinata a diventare sua tant’è che nel 1978 la rilevò dall’industriale farmaceutico Fulvio Bracco, attraverso la Piemme Editoriale Finanziaria spa. La sua prima rivoluzione è legata alla diffusione delle notizie, fino a quel momento affidate al ciclostile. Acquistò, infatti, le telescriventi dalle Poste Italiane, che le dimettevano, e le utilizzò per diffondere i dispacci di agenzia.
Nel 1999 trasformò l’Adnkronos in Giuseppe Marra Communications, divenendo proprietario e direttore di una delle ultime imprese d’informazione gestite da un editore puro. Intelligente, astuto e lungimirante, in oltre mezzo secolo ha costantemente adeguato l’agenzia all’evoluzione dell’informazione divenendo, in molti casi, antesignano del processo tecnologico dell’industria dell’informazione.
Grande saggio e consigliere di numerosi potenti del nostro Paese, è stato grande amico di Francesco Cossiga e, nell’ottobre 2013, in occasione dei 50 anni dell’Adnkronos, è stato ricevuto al Quirinale dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Di lui Vittorio Zincone scrisse che, da oltre cinquant’anni, “trita notizie e accarezza il potere, alternando il ruolo di cronista a quello di imprenditore e di gran cerimoniere dei palazzi romani: è stato prima collaboratore del super boiardo di Stato Eugenio Cefis, poi editore vicino a Bettino Craxi, ma soprattutto amico fraterno di Francesco Cossiga. Se le pareti di casa sua potessero parlare, racconterebbero come sono nati e morti almeno una mezza dozzina di governi”.
Dal 2 giugno 1999, su proposta del Presidente della Repubblica, è cavaliere del lavoro di un Gruppo editoriale multimediale che spazia dall’informazione, alla televisione, al cinema, ad internet, settore quest’ultimo del quale a Marra viene universalmente riconosciuto il ruolo di pioniere.
Non sempre tenero con i suoi giornalisti, in un’intervista a Zincone nell’ottobre 2010 per “Sette”, sottolineò un’amara verità: “La resistenza non è solo di tipo sindacale, è culturale. Molti pensano di essere «arrivati», si sentono grandi firme e hanno perso il gusto di sporcarsi le mani: i retroscenisti si mettono a fare analisi politiche…”. Ed ancora, riferito ad Internet: “Sono stato il primo nel mondo dei media italiani a investirci. Feci un accordo con Bill Gates negli anni Novanta. Ricordo quando lo incontrai a Venezia: davanti al computer sembrava un sacerdote illuminato. Dopodiché Internet è anche un rischio. È un meraviglioso acceleratore democratico, ma è anche lo strumento con cui le notizie si sono fatte liquide”, ovvero che “scorrono velocemente. Spesso in modo incoerente e con poca attendibilità. I giornalisti oggi hanno anche la responsabilità di conciliare la velocità di trasmissione delle news con il necessario controllo delle stesse. È una sfida. Per vincerla bisogna bandire le pigrizie”.
Lo scoop di cui va più fiero è la foto di Ali Agca che spara a Papa Wojtyla in piazza San Pietro, la scelta che gli ha cambiato la vita il matrimonio con l’imprenditrice Angela Antonini, che gli ha donato “due meravigliosi gemelli”, Giuseppe e Pietro.
Buon compleanno. (giornalistitalia.it)