PALERMO – “Un richiamo ad autoflagellarci di meno e a cercare di correggerci di più”. Intervenendo al Congresso dell’Associazione siciliana della stampa, il 13 novembre 1979 a Cefalù, l’allora presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, riprese ed approfondì i temi che qualche giorno prima, il 9 e 10 dicembre, il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, affrontò in occasione della sua visita a Palermo.
Temi che ebbero grande risalto nazionale perché in quella occasione Pertini, conversando con i giornalisti, aveva espresso l’esigenza che l’immagine della Sicilia sulla stampa e nell’opinione pubblica assumesse contorni maggiormente rispondenti alla realtà complessiva dell’isola e non fosse limitata alla sua identificazione con la piaga, pur grave e preoccupante, della mafia. Tema sul quale Mattarella era solito insistere.
Ci piace ricordarlo così. A 40 anni dalla morte per mano di chi quel cambiamento lo ha sempre ostacolato. (giornalistitalia.it)
Lavorare con più coraggio
per una immagine nuova della Sicilia
Cefalù, 13 novembre 1979
Il presidente della vostra associazione, dottor Orlando Scarlata, ha ricordato come, a Favignana, io usai l’espressione, riferita agli atteggiamenti reciproci fra Regione e realtà della stampa siciliana, di una caduta di tensione. Io sono ovviamente lieto del fatto che nella relazione di poc’anzi Orlando Scarlata abbia voluto sottolineare — e di questo gli sono grato — come rispetto a quel momento in cui avevamo fatto una diagnosi di quel tipo, oggi ci si ritrovi con dei passi concretamente compiuti in direzione di quel recupero di rapporto su temi che sono di interesse generale, che non appartenevano o appartengono né a interessi specifici dell’amministrazione regionale né ad interessi specifici del mondo dei giornalisti e vi sono grato di avere voluto ricordare gli adempimenti già realizzati: sia la legge che riguarda le borse di studio, con la nuova impronta che ad essa si è data, sia la proposta di legge che riguarda l’introduzione del giornale nella scuola, che sono due atti compiuti dal governo, uno già sancito dal voto dato dall’Assemblea, l’altro con un prossimo avvio dell’esame dello stesso da parte della competente commissione legislativa. Tra l’altro credo siano due fatti di particolare significato, al di là del contenuto degli stessi strumenti legislativi.
Abbiamo altre cose da fare in una strategia che non vuole privilegiare il particolare sul generale, ma che riesca a collocare il compimento di passi in avanti dentro una strategia complessiva; lo stesso Orlando Scarlata ha accennato al problema della volontà dell’amministrazione, questa volta prevalentemente per un interesse complessivo della Regione, di avvalersi della stampa per la finalità di diffusione e di penetrazione dell’attività della Regione e per la conoscibilità della legislazione regionale sulle procedure amministrative da parte degli utenti; di avvalersi dello strumento della convenzione con organi di stampa, perché questo obiettivamente è il modo più efficace, oltre che più moderno, di collegarsi con la realtà. Questo coincide ovviamente con la sottolineazione di un ruolo, da parte della realtà della stampa, di servizio alla comunità che viene, attraverso questo ulteriore strumento, confermato e confortato.
Questa è una proposta che io ho già sottoposto ai colleghi della Giunta e che nel prossimo disegno di legge sulla funzionalità dell’amministrazione regionale sarà inserita per essere sottoposta poi al vaglio dell’Assemblea. Io conto di proporre ai colleghi della Giunta, in quella sede, anche il problema degli «uffici stampa» cioè della necessità — che è anche questa una necessità che parte dall’esigenza di funzionalità dell’amministrazione — di avvalersi di più dell’utilizzo di giornalisti per la necessità di un collegamento con l’opinione pubblica.
Ma ci sono altri argomenti sui quali ci confronteremo nei contenuti nei prossimi tempi; come quello qui proposto, di una scuola di giornalismo che abbia quei caratteri di qualità e di capacità di formazione professionale indispensabile perché l’istruzione possa essere ripresa.
Voi sapete che c’è da lungo tempo una realtà di questo tipo, che certamente però, per essere considerata connessa con l’accesso alla professione, ha bisogno di una radicale, totale trasformazione, di un rinnovo della gestione, della qualità stessa della sua impostazione. E ci sono certamente altre cose anche più complessive, come quella del rilancio dei Consiglio regionale dell’informazione.
Io ho assicurato Orlando Scarlata, e lo faremo nelle prossime settimane, circa la convocazione del Consiglio regionale dell’informazione per riprendere i temi complessivi, augurando che nel frattempo la ripresa del dibattito parlamentare sulla legge dell’editoria ci consenta di avere un punto di riferimento dal quale partire e sul quale muoverci per eventuali iniziative complessive che riguardino una ripresa del tema sul piano legislativo da parte della Regione.
Nel frattempo io cercherò di avere questo parere, rispetto all’utilizzo degli aspetti positivi della sentenza della Corte costituzionale che tutti conoscete, e che fu emanata a seguito della nostra legge regionale. Quindi ci sono una serie di cose, alcune fatte, alcune in corso di concreta proposizione, altre da affrontare nei prossimi tempi, che appartengono tutte a quel complesso di rapporti tra Regione e realtà giornalistica che avevamo considerato arrivato ad un punto non certamente apprezzabile nei mesi scorsi.
Orlando Scarlata ha qui ricordato anche i problemi della radio e della televisione. Noi abbiamo voluto recentemente evidenziare o meglio tornare ad evidenziare alla responsabilità degli organi centrali della Rai una situazione obiettiva di carenza, che onestamente non è più accettabile nel momento in cui c’è, non solo una incapacità e, consentitemi di dire, una non volontà di risposta ma c’è una sordità a qualsiasi ricerca di rapporto per valutare queste cose. O peggio c’è, per esempio rispetto al problema della sede della Rai a Palermo, una strana posizione di chi è venuto a Palermo, anche autorevolmente, a parlare di questo argomento con il presidente della Regione ed anche con il presidente dell’Assemblea, ad analizzare concretamente ipotesi di soluzione, e improvvisamente, dopo avere, ripeto, completamente affrontato il tema ed enunciato proposte, improvvisamente è scomparso dal dibattito. Questo tema è stato abbandonato chissà per quali ragioni ed è stato legato, non so se fondatamente o strumentalmente, ad aumenti di canone e a cose di questo genere.
E su questi temi, che appartengono, pur essendo un fatto particolare, complessivamente alla funzione e al ruolo dell’informazione e dell’aggiornamento in Sicilia, ci siamo sinceramente impegnati, perché crediamo che bisogna compiere, da parte di tutti, degli sforzi per creare condizioni migliori di quelle attuali, affinché la funzione di questo servizio (perché di servizio si tratta) possa essere espletata nel modo migliore possibile, con tutti gli ausili possibili, con tutti i sostegni possibili che lascino integra ed inalterata, come dissi a Favignana, la piena libertà dell’espletamento di questa funzione, che è una funzione affidata sopratutto alla qualificazione professionale e alla capacità professionale di ciascuno di voi, perché risponde, sommata tutta insieme, obiettivamente ad una funzione di interesse pubblico rilevante.
Quindi desidero riprendere e sottolineare anch’io questa ripresa costruttiva dei rapporti e confermare qui l’impegno che assunsi a Favignana, e che è stato tramutato in questi fatti concreti, di continuare a seguire questi argomenti con particolare attenzione, con la volontà di conseguire dei risultati, ripeto, anche a costo di conseguirli passo dopo passo, su singoli argomenti ma senza che questo tolga nulla alla capacità di vedere il problema nella sua complessità.
Molto spesso il desiderio di risolvere tutto contemporaneamente è un desiderio che cozza contro la fattibilità, mentre avendo delle linee generali entro le quali muoversi, il conseguire i risultati, anche uno alla volta, credo che possa essere una strada percorribile, purché ripeto, si rimanga dentro linee e dentro indicazioni che abbiano valenza complessiva e di carattere generale.
Detto questo desidero fare una sottolineazione rivolta agli organi dello Stato, perché sarà consentito certamente a chi temporaneamente rappresenta la Regione di riferirsi particolarmente agli interessi complessivi della comunità siciliana. È troppo facile che io riprenda qui ciò che ha detto il Presidente della Repubblica, con una sensibilità veramente da sottolineare, per la quale gli rinnovo qui gratitudine sincera.
Il Presidente della Repubblica, in quel suo passaggio, si era riferito occasionalmente alla Rai-Tv, ma partiva da una considerazione complessiva dell’immagine della Sicilia, immagine della quale certamente la stampa, e tutti i mezzi di comunicazione, sono un canale formativo.
Quella mattina era uscita sulla «Repubblica» quella vignetta di Forattini, che, ricorderete, riguardava la nostra isola, raffigurata in forma di pistola. Noi abbiamo tanti guai, abbiamo realmente dei problemi gravissimi e acutissimi che riguardano l’ordine pubblico, la convivenza civile, il costume dei siciliani, il fenomeno della mafia, il fenomeno della violenza truculenta e tracotante manifestatasi in questi mesi.
Ma l’identificazione della comunità isolana, della Sicilia nel suo complesso con questa realtà, a chi giova? Giova a combattere questa realtà o giova a far credere fuori e dentro la Sicilia che non c’è la possibilità di liberarsi da questa realtà, ed accreditare una identità tra questa realtà che dobbiamo combattere e tutta la comunità siciliana? Giova ad aiutare le forze che vogliono combattere questa realtà e sconfiggerla o dà una patente di forza invincibile alla realtà che tutti insieme vogliano sconfiggere?
Ecco io credo che senza pietismi di sorta — figurarsi se possa essere immaginabile in questo momento, o in qualsiasi altro momento, un invito ad attenuare la gravità del fenomeno: sarebbe una follia, il fenomeno c’è ed è gravissimo — questo deve essere combattuto, ma deve anche essere isolato. Deve apparire, come è, una piaga grave della nostra Regione che deve essere combattuta, ma deve anche apparire che c’è nella realtà siciliana chi vuole una realtà diversa, chi vuole riscattarla da questo aspetto.
E se ci sono queste due realtà, come ci sono, quante battaglie e quante testimonianze della vostra stessa realtà giornalistica sono di questo senso? Se ci sono due realtà, una da dovere sconfiggere, da dovere combattere, e l’altra che vuole realizzare questo combattimento e vuole sconfiggere la prima, bisogna che si dia forza a chi vuole cambiare questa società, e per dar forza bisogna per lo meno accreditare la tesi che questa seconda realtà ci sia. Questo significa che non ci può essere quell’identificazione. E noi troppo spesso — l’espressione è quella felice del Capo dello Stato — troppo spesso, o quasi unicamente, siamo in televisione o siamo sui grandi servizi giornalistici per i fatti di cronaca nera.
La Sicilia fa notizia solo in quelle circostanze. La Sicilia non fa notizia per altre cose. Non fa notizia per quelle cose di buono che certamente ci sono. E in fondo questa è una realtà di cinque milioni di abitanti che vive, che lavora, che produce, che risparmia. È possibile che tutta questa dimensione diventi notizia solo in occasione di fatti violenti, di fatti di cronaca nera o di fatti di mafia? Certamente non è giusto.
Perché può andare in televisione l’inaugurazione dei locali della Regione Piemonte, e non ci va un lungo servizio per l’inaugurazione della conferenza regionale dell’agricoltura della Regione siciliana? Perchè non è notizia a livello nazionale una legge innovativa che fa la Regione siciliana? Evidentemente è notizia nell’informazione regionale mentre è notizia nazionale una identica iniziativa di un’altra regione. Perché c’è questo cliché che identifica la notizia da portare a dimensione nazionale che viene dalla Sicilia soltanto quando è in direzione della cronaca nera.
Ecco io credo che in questa deficienza voi possiate fare molto. Che la Sicilia sia colore della natura e degli uomini, non c’è dubbio, ma che la Sicilia sia solo colore, questo mi sembra che sia mortificante nei confronti, ripeto, di una comunità di queste dimensioni, e che ha dentro di sé anche positive capacità, in mezzo a tanti problemi, a tanti drammi, a tante situazioni difficili, a tante preoccupazioni, a tante prospettive che la crisi economica, la crisi della nostra società ci fanno toccare concretamente con mano ogni giorno.
Ma, ecco, tutto questo non può portare alla rassegnazione della mancanza di un domani, quando una comunità di queste dimensioni viene mantenuta dagli osservatori esterni come identificabile soltanto negli aspetti negativi? Ecco, questo pericolo della rassegnazione, questo pericolo della impotenza a cambiare diventa credibile. Perché i nostri giovani debbono pensare, leggendo i grandi giornali d’informazione o vedendo la televisione, che la Sicilia è immodificabile, perché questa realtà è talmente forte da non essere cambiata? Perché non debbono cominciare a credere che questa realtà non è invincibile?
Quando si convinceranno che questa realtà è vincibile ed è battibile avranno preso più coraggio anche loro, anche i giovani che sono così attenti, così aperti alle cose che cambiano, ma che corrono il rischio, crescendo, di apparire dei rassegnati in una comunità che questi mali non può abbattere e non può distruggere.
Ecco io credo, e mi consentirete la franchezza e sono certo che comprenderete tutti lo spirito di questo mio discorso, io credo che il problema non è certamente quello di invocare stesure di veli sui mali che abbiamo. No: la maggiore spregiudicatezza, la maggiore capacità di critica possibile; ma anche la maggiore capacità di isolare i fatti negativi, che ci sono, per colpirli fino in fondo, per evitare di dare di questa regione un’immagine distorta e non comprensibile da parte della comunità nazionale.
Credo che ciascuno di voi possa realmente fare di più per migliorare questa immagine. Ecco, mi consentirete un’ulteriore prova di franchezza. Io non so, perchè non sono dentro il sistema e quindi non posso conoscerlo, se vi sia una griglia, se si verifichi una selezione sui servizi che vengono trasmessi ai grandi giornali. Ma perchè non dire — io non sono capace di tenermi dentro le cose — perchè non dire che certe volte alcune corrispondenze dalla Sicilia (a meno che — ripeto — non vi sia un filtro che ne chiude alcune e fa passare solo le altre) sono solo di questo taglio e in questa dimensione? Probabilmente ci sarà una visione di chi gestisce il giornale a livello di vertice, che esclude alcune corrispondenze perché soltanto altre fanno notizia. Ma certamente ciò può essere modificato dal modo particolare della visione con cui ciascun giornalista svolge la sua funzione.
È in questo spirito che l’esigenza di creare collegamenti più stretti tra Regione e realtà giornalistica, tra Regione ed editoria, tra Regione e chi lavora comunque nel mondo dell’informazione va perseguita, proprio perché ci possano essere tutti gli strumenti di maggiore accessibilità, di maggiore conoscenza di tutto quello che accade nella nostra regione, perché ci possa essere la possibilità di mostrare l’immagine più vera, compresa la parte torbida della vita della nostra regione, di una società, che non è certamente identificabile con gli antichi e nuovi mali che la stringono e la tormentano. Questo collegamento io credo di potervi richiedere in questa mia temporanea funzione, nel momento in cui il nostro rapporto è passato da una fase reciproca di insoddisfazione a una fase di esecuzione di fatti comunemente identificati come positivi.
Credo di poter chiedere in spirito di fraterna amicizia il tentativo da parte di voi tutti di dare questa immagine diversa o meglio questa immagine più vera della nostra regione. Di darla per la funzione che anche all’interno essa può avere, ripeto, soprattutto in direzione delle nuove generazioni che debbono poter credere, anche attraverso tutto ciò che voi fate, come i mali nostri sono mali che possono essere corretti con la volontà, con la caparbietà, con l’impegno di tutti.
Non siamo insensibili da rassegnarci di fronte a questi mali. Ma occorre anche operare per modificare una immagine esterna che continua ad identificare la nostra regione, ripeto, con i suoi mali e con i suoi errori; che ci sono e che debbono essere censurati, identificati, colpiti, senza nessuna pietà, ma senza fare, di questa realtà che c’è ma è certamente non riferibile all’intera comunità, l’immagine unica di questa regione, il cliché di una società arretrata, di una società fatta soltanto di tabù, fatta soltanto di violenza, fatta soltanto di fatti negativi, fatta soltanto di momenti delittuosi, quando invece c’è una realtà umana che certamente ha tutto il diritto di essere valorizzata, di essere sottolineata. Una realtà nel complesso certamente non peggiore di quella di altre realtà del nostro Paese e della comunità nazionale in generale.
Ecco, questa riflessione così franca e aperta, senza nessuna pretesa di alcun genere, io ho voluto farvi perché ho avvertito anche in quella espressione del Capo dello Stato, di Sandro Pertini — che lo ha fatto proprio in quella censura — il richiamo che certamente noi tante volte abbiamo fatto a noi stessi. Una volta che è stato fatto in maniera così autorevole, credo che valga la pena di non far cadere nel vuoto una sottolineatura di questo tipo ed essa possa invece essere e costituire per tutti, anche per noi siciliani, un richiamo ad autoflagellarci di meno e a cercare di correggerci di più. Grazie.
Piersanti Mattarella
(da “Scritti e discorsi” – Quaderni del servizio
Studi legislativi dell’Assemblea Regionale Siciliana)