ROMA – «Alberto è stato bravo, gliel’ho detto». Piero Angela, 91 anni a dicembre, commenta così all’Adnkronos, con orgoglio paterno e con la sintesi che è una sua cifra, il risultato ottenuto dal figlio Alberto Angela, 57 anni compiuti ad aprile scorso, con la puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta” dedicata a Leonardo da Vinci piazzatasi in vetta agli ascolti della prima serata di sabato 28 settembre, grazie a 3 milioni 614mila spettatori pari al 20% di share incassati su Rai1.
«Purtroppo non ho visto in diretta la puntata del suo “Ulisse” su Leonardo, ero a Parigi e sono appena tornato», confessa Piero Angela. Cresciuto televisivamente in una Rai, dove lavora dal 1954 («credo di aver battuto tutti record di anzianità aziendale»), che consacrava il sabato sera all’intrattenimento, Angela senior sottolinea che a fare la differenza fra quegli anni e questi ha contribuito «la crescita della scolarizzazione e, credo, anche della propensione individuale ad acculturarsi».
«A lungo – aggiunge – l’offerta culturale televisiva è stata dedicata a persone già colte, competenti, poi si è cominciato a pensarla e a realizzarla per il grande pubblico e quando si lavora per questo e contemporaneamente si mantiene alto il livello di quel che si fa allora il programma funziona, si ottengono risultati. C’è tanto da raccontare e c’è tanta curiosità per l’arte, la scienza, la conoscenza del mondo e di noi stessi e l’Italia, con il suo passato straordinario, offre ampia materia».
I programmi del padre sono diversi da quelli del figlio soprattutto per un fattore “personale” che Piero Angela spiega così: «La “mia” televisione è basata sulle cose, la “sua” è molto personalizzata. Io mi limito a spiegare e poi sono i filmati a raccontare, lui è sempre “in campo” ed è proprio la sua presenza costante ad essere particolarmente apprezzata. La personalizzazione aiuta a coinvolgere. La tv è fatta anche di volti, di persone, e quando una persona riesce ad essere gradita al pubblico, a “passare” lo schermo, questo – sottolinea – è molto importante perché si crea un rapporto diretto con lo spettatore». (adnkronos)
“La mia televisione si basa sulle cose, la sua è personalizzata: lui è sempre in campo”