ROMA – Centinaia di persone sono scese in piazza a Roma, a Montecitorio, a due anni dall’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello scomparso al Cairo, in Egitto, il 25 gennaio 2016 e ritrovato cadavere il 3 febbraio seguente. E sono state migliaia le persone che hanno preso parte in oltre 110 città, in tutto il Paese, a fiaccolate silenziose esattamente alle 19.41, l’orario dell’ultimo contatto telefonico di Giulio. Prima del minuto di silenzio a Roma, a cui si è unita anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, è stato letto un messaggio dei genitori di Giulio: «La nostra vita è ormai scandita dalle date, quella della scomparsa, quella del ritrovamento e quella dell’aggiornamento delle notizie. Attendiamo che arrivi la data della verità».
Una verità che secondo il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, arriverà in questo anno. O meglio, «avremo una verità giudiziaria che finalmente coincida con la verità storica, quella che gli attivisti dei diritti umani ci dicono da tempo, cioè da quando si è parlato di delitto di Stato».
Secondo Noury ciò che occorre ora è “definire catena di comando, nomi e cognomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha depistato e di chi ha condonato”.
Sulle indagini finora condotte dalla magistratura egiziana, Noury esprime un giudizio nettamente negativo: «Non siamo nemmeno a metà ma dei punti fermi ci sono – spiega – Giulio è stato assassinato a causa del suo lavoro di ricerca, non per altri motivi; c’è una lista di nove o dieci sospettati che fanno parte degli apparati di sicurezza egiziani. Queste persone andrebbero interrogate, naturalmente per fare questo occorre la collaborazione della magistratura egiziana che finora non ha fatto la propria parte come avrebbe dovuto».
E per il portavoce di Amnesty, da parte del governo italiano «si poteva fare molto di più. Coinvolgendo ad esempio la comunita’ internazionale, puntando i fari sulla situazione dei diritti umani in Egitto, impedendo la vendita di armi». (agi)
Fiaccolate silenziose in 110 città italiane a due anni dall’omicidio del ricercatore