VENEZIA – Vigilia di Ferragosto con avviso di crisi al Gazzettino di Venezia dell’editore Caltagirone, che annuncia un piano di 18 esuberi (al netto tra 27 prepensionamenti e 8 nuove assunzioni), senza escludere misure più drastiche se non ci sarà la possibilità di ricorrere ai pensionamenti anticipati. Un atto così – la notifica del pesante progetto di ristrutturazione è pervenuta oggi al comitato di redazione del giornale – non si era mai visto nel mondo editoriale italiano, in pieno periodo di ferie. Si rompe la regola non scritta, ma sempre rispettata nella prassi, dei rapporti tra Fnsi e Federazione editori di non avviare vertenze traumatiche durante la breve fase estiva di pausa.
La crisi del settore editoriale è nota ma quest’operazione appare di una drammatizzazione e di una forzatura spropositate. La Fnsi è e sarà vicina ai colleghi e al Cdr del Gazzettino e del Sindacato giornalisti del Veneto, anche se ora come ora non ha in carico, dal punto di vista tecnico-giuridico, questa pratica. Chiamerà la Fieg a un’attività regolatrice dei flussi di ristrutturazione e solleciterà il Governo a verifiche stringenti sulle politiche dei gruppi editoriali. Troppe le spie di allarme.
Peraltro, appena il 6 agosto scorso, mentre il Parlamento votava la pianificazione del Governo per i fondi destinati ai prepensionamenti e alla nuova occupazione dei giornalisti, lo stesso editore presentava un piano di 24 esuberi netti (36 prepensionamenti e 12 assunzioni) al Messaggero di Roma. Situazioni simili si annunciano in altre realtà editoriali. Forme di egoismo avanzano, ma i fondi pubblici non possono essere un bancomat privato.
Tutto ciò appare di una tempistica singolare e alimenta il sospetto che si voglia premere sull’acceleratore per l’accesso ai fondi per i prepensionamenti decisi da Governo e Parlamento, il cui plafond corrente, sulla base delle attese consolidate e registrate al ministero del lavoro, sarebbe già sostanzialmente esaurito.
Senza una progettualità per il settore – con un arbitro regolatore – non si esce dalla crisi. La si aggrava e si rischia di creare una grave frattura nel sistema Paese che si ceca di risollevare. I problemi vanno gestiti in un quadro di visione organica e di equilibrio fra tutti i soggetti. La responsabilità sociale e collettiva dell’imprenditoria è essenziale quanto quella dei lavoratori. Così oggi non appare. Chiediamo perciò sin d’ora al Governo di promuovere, alla ripresa dell’attività ordinaria, un’operazione di chiarezza, di ulteriore verifica sullo stato di salute dell’editoria e sulle reali responsabilità del mondo delle imprese.
Le risposte alla crisi recentemente arrivate dal Governo, con il Fondo Lotti e le nuove misure per rilanciare il sistema (approvate dal Parlamento), sono puntuali e sono un oggettivo segno di sostegno alla speranza di cambiamento e di futuro. Serve uno sforzo supplementare di progettualità e di innovazione dell’editoria, non la vecchia formula della mannaia sul lavoro. I giornali sono in crisi, ma senza giornalisti non hanno alcun futuro.
Franco Siddi: “Caltagirone scambia i fondi pubblici per un bancomat privato”