KHARTOUM (Sudan) – È finito con un verdetto durissimo il processo durato due anni contro Petr Jasek, giornalista ceco arrestato nel 2015 all’aeroporto di Khartoum, e quelli che la corte ha ritenuto suoi assistenti, il pastore nuba Hassan Abdel Rahim e l’attivista darfuriano Abdel-Moneim Abdel-Mawla. I tre sono stati accusati di spionaggio, incitamento all’odio religioso e diffusione di informazioni false sul paese.
Il giornalista ceco è stato condannato all’ergastolo, che nell’ordinamento giuridico sudanese corrisponde a 24 anni in carcere; i due sudanesi a 12 anni. Il giornalista dovrà anche pagare una pena pecuniaria di 100.000 sterline sudanesi, corrispondenti a circa 15.500 dollari.
Al momento dell’arresto di Petr Jasek, i servizi di sicurezza hanno sequestrato il suo cellulare, la macchina fotografica e il portatile, dove sarebbe stata trovata documentazione sul conflitto nei Monti Nuba e sulla persecuzione dei cristiani nella zona. Sarebbe stata trovata anche una ricevuta per 5.000 dollari, consegnati ai due aiutanti, ritenuta dalla corte un contributo ai movimenti di opposizione armata operanti nel paese.
L’organizzazione americana Christian Solidarity Worldwide (Csw), per cui il giornalista avrebbe raccolto la documentazione, racconta una storia ben diversa, in cui il giornalista – che avrebbe voluto sostenere le spese mediche di un attivista ferito nelle dimostrazioni del 2013 a Khartoum – sarebbe stato un mezzo per dare un segnale forte a chi ha legami con gli oppositori sudanesi. L’organizzazione è stata definita dalla corte come ostile al Sudan.
Il governo ceco sta facendo tutti i passi necessari per la revisione del caso e la liberazione di Petr Jasek. (Radio Dabanga/Nigrizia)
È stato arrestato in Sudan per aiutare i cristiani perseguitati a causa del Vangelo