GENOVA – Sono stati condannati i quattro agenti genovesi che a maggio 2019 caricarono e picchiarono il giornalista del quotidiano “la Repubblica”, Stefano Origone, che in piazza stava raccontando gli scontri tra antifascisti e agenti dopo un comizio elettorale di Casapound.
Per i quattro, Fabio Pesci (difeso dall’avvocato Paolo Costa), Stefano Mercadanti e Luca Barone (difesi dall’avvocato Rachele De Stefanis) e Angelo Giardina (difeso dagli avvocato Rachele De Stefanis e Sandro Vaccaro), quaranta giorni ciascuno per lesioni colpose con eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi, pena scontata perché gli imputati hanno scelto il rito abbreviato.
In pratica il giudice dell’udienza preliminare, Silvia Carpanini, ha derubricato l’accusa da lesioni dolose a colpose, ma soprattutto ha riconosciuto che la carica in quel momento era legittima e legittimo era l’uso degli sfollagente, non potevano sapere che quello era un cronista anche se si fermarono solo dopo l’intervento di un funzionario.
«Le sentenze si rispettano, non vanno commentate. Perché non è nella mia indole e per rispetto istituzionale», ha sottolineato il questore Vincenzo Ciarambino. «Conosco Stefano da molto tempo e nutro per lui un affetto sincero». Il capo della polizia genovese era andato a trovare in ospedale il cronista il giorno stesso dell’aggressione e gli aveva chiesto scusa per quanto successo.
Origone stava seguendo la manifestazione e la carica ai manifestanti quando gli agenti lo avevano buttato a terra e colpito a manganellate fratturandogli alcune dita di una mano.
Il cronista aveva urlato di essere un giornalista ma i poliziotti si erano fermati solo dopo l’intervento di un funzionario che lo aveva riconosciuto. «Sono soddisfatto della sentenza – ha detto il giornalista – anche se mi aspettavo di più. Eravamo partiti da un anno e quattro mesi ma quantomeno è stata riconosciuta una responsabilità e che stavo facendo il mio lavoro».
«Per noi era importante ottenere due cose: l’affermazione di responsabilità degli imputati e c’è stata, in secondo luogo la condanna al risarcimento dei danni», ha detto l’avvocato di Origone, Franco Manzitti.
La procura aveva chiesto la condanna a un anno e quattro mesi sostenendo che l’uso del manganello non era stato legittimo. «Leggeremo le motivazioni e ci riserviamo di impugnare la sentenza. La tesi della procura era diversa da quella sposata dal giudice», ha spiegato il procuratore aggiunto Francesco Pinto. Per i quattro il giudice ha concesso anche la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. «Il comportamento operativo degli agenti – ha spiegato l’avvocato Rachele De Stefanis che difende due agenti – è stato impeccabile».
«Anche la verità processuale – dicono in una nota congiunta Ordine e sindacato dei giornalisti – ha accertato la responsabilità, sia pure colposa, dei quattro imputati e confermato quanto già subito evidente nell’immediatezza dei fatti: Stefano Origone era laddove il dovere di fare cronaca gli imponeva di essere ed è stato vittima di un pestaggio che non ha cittadinanza nell’ordinamento democratico».
Polemico l’intervento del sindacato Fsp Polizia: «Chiediamo che i pm di turno siano presenti in piazza alle manifestazioni per avere un osservatorio reale e concreto di ciò che accade». (ansa)