BRESCIA – Il giornalista Andrea Cittadini, 33 anni, cronista di giudiziaria del quotidiano “Giornale di Brescia” e collaboratore dell’Ansa, ha subito oggi una perquisizione di casa, auto e supporti informatici da parte dei carabinieri con il sequestro del cellulare e del tablet: è indagato per concorso in violazione di notizia coperta da segreto di indagine in relazione a due differenti inchieste. La scomparsa dell’imprenditore Mario Bozzoli, l’8 ottobre 2015, e quella di una giovane bresciana avvenuta nel febbraio 2017.
“Tutto questo è sconcertante”, tuona Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia: “Apprendiamo dal decreto di perquisizione che se un giornalista fa il suo mestiere, commette un reato. Anzi, se lavora molto e bene, la cosa si fa sospetta al punto da diventare un istigatore di reato ed esecutore di un disegno criminoso”.
“Nel condannare con fermezza quanto accaduto al collega Andrea Cittadini”, il Comitato di redazione gli esprime “totale e piena solidarietà” sottolineando che “siamo di fronte ad un vero e proprio atto intimidatorio non solo nei confronti del singolo giornalista, ma di tutta la redazione; un attacco alla libertà di stampa e al diritto di cronaca che non intaccherà in alcun modo il nostro lavoro e la nostra continua ricerca della verità”.
Il Cdr sottolinea che “l’unica colpa del collega Andrea Cittadini, che si occupa prevalentemente di cronaca giudiziaria, è stata quella di aver svolto con scrupolo e attenzione la sua attività professionale, come ha dimostrato quotidianamente con i suoi articoli. La Redazione del Giornale di Brescia, che da sempre si contraddistingue per la sua obiettività, proseguirà ogni giorno nel suo compito, ma anche nel suo diritto e dovere di informare senza alcun timore e senza nessun altro padrone se non il lettore”.
I Consigli nazionale e regionale dell’Ordine dei giornalisti evidenziano che “a Cittadini viene contestato il fatto di essere in possesso di fonti d’informazione riguardanti il caso della scomparsa di Sara Capoferri e di Mario Bozzoli, raccontandone la cronaca dei fatti, e di aver “istigato ignoti pubblici ufficiali a violare il segreto d’ufficio”.
A giudizio dell’Ordine dei giornalisti “la ricerca della notizia, e cioè il ruolo e la missione del cronista, sono sviliti a istigazione a delinquere da reprimere per via giudiziaria” e per questo “la Procura di Brescia apre una nuova frontiera nella ‘educazione’ dei cronisti, ordinando il sequestro di telefono e tablet per scoprire l’intera rete delle relazioni professionali del collega all’interno e all’esterno del palazzo di giustizia”.
“Il procuratore lombardo – prosegue l’Odg – crea così un precedente pericolosissimo nella dinamica dei rapporti tra la magistratura e le persone che più da vicino ne devono raccontare (e democraticamente controllare per conto dei cittadini) l’attività, ipotizzando che la semplice indagine giornalistica (cioè chiedere informazioni alle fonti) costituisca l’illecito penale di istigazione a delinquere, cioè far rivelare segreti d’ufficio ai dipendenti pubblici”.
“Questa impostazione – concludono Cnog e Odg lombardo – non può essere accettata in un sistema, nazionale ed europeo, che respinge ogni forma di coercizione, diretta o indiretta, sui portatori del diritto dovere costituzionale di informare liberamente i cittadini/elettori di una democrazia compiuta”.
“A Brescia – denunciano, dal canto loro, Federazione Nazionale della Stampa italiana, Associazione Lombarda dei Giornalisti e Gruppo Cronisti Lombardi – l’antiterrorismo (con i Ros) va a caccia di chi spaccia notizie vere. È la scena assurda che si è consumata di prima mattina quando il collega Andrea Cittadini si è visto bussare alla porta da alcuni operativi del Ros. Su ordinanza del Pm di Brescia, gli sono stati sequestrati telefono e tablet per copiarne il contenuto ed è stato in seguito accompagnato in caserma con l’accusa di ‘istigazione a fuga di notizie’. In pratica, come dire: «Tu scrivi troppe notizie coperte dal segreto istruttorio»”.
Alla Federazione Nazionale della Stampa italiana, all’Associazione Lombarda dei Giornalisti e al Gruppo Cronisti Lombardi tutto ciò ricorda “scenari di repressione della libertà di informazione degni di regimi totalitari o da Terzo Mondo”, incalzano il sindacato dei giornalisti e il Gruppo Cronisti Lombardi, che esprimono solidarietà al collega Andrea Cittadini, e con lui alla redazione del Giornale di Brescia, e a tutti i giornalisti che operano sul territorio bresciano”. (giornalistitalia.it)