REGGIO CALABRIA – Che poi, se la Morte gli avesse dato cinque minuti di tempo, “Peppone” Le avrebbe offerto pure il caffè. Lo aveva scritto lui stesso in una poesia nella quale aveva affrontato con infinita dolcezza un tema così ostico.
Sarebbe bastato un breve preavviso, e tutto si sarebbe svolto con la massima tranquillità. Soprattutto si sarebbero chiariti: Lei gli avrebbe spiegato il motivo di quella visita anticipata – ad appena 59 anni – e lui se ne sarebbe fatto una ragione. Di più: avrebbe portato alla consapevolezza la necessità di quella chiamata, sarebbe arrossito per l’importanza del ruolo ricevuto direttamente dal Padreterno e seguito senza alcuna titubanza quella Signora che di lavoro fa su e giù tra Terra e Cielo. Una specie di pendolare incaricata di un servizio subordinato.
Giuseppe Gangemi detto Peppone non sembrava di questo mondo. E forse, a pensarci bene, non lo era. Troppo buono, troppo gentile, troppo affettuoso… troppo tutto.
Quello che ti conquistava, al primo impatto, era il sorriso.
Un sorriso che illuminava gli occhi, allargava lo sguardo e finiva dritto al cuore. Perché Peppone era una pasta d’uomo e amava “l’universo criato”, come direbbe Camilleri.
Attenzione: la bontà, per solito, viene evocata quando di un soggetto non si ha nient’altro da dire. Una specie di gol della bandiera dopo il quattro a zero. Non è questo il caso. Peppone (tolgo anche le virgolette perché non servono più) era molto altro: poeta, giornalista, scrittore, opinionista… insomma uomo di cultura ad ampio spettro.
Era umile, però. A differenza di tanti che appena indovinano due congiuntivi di seguito chiedono l’iscrizione all’Accademia della Crusca. E la sua umiltà lo portava ad essere attento alla ragione degli altri in senso pirandelliano: disponile all’ascolto ma attento al reclamo della verità e al suo rispetto.
Se n’è andato in un volo di rondine, Peppone. Senza i cinque minuti di preavviso. Forse non c’era tempo. Noi chiniamo la fronte al Dio dell’Universo, che ne ha passate tempo e sa come vanno le cose del mondo. Vola alto, Peppone. Una Croce e un segno di Pietà. (giornalistitalia.it)
Pino Toscano
CHI ERA GIUSEPPE GANGEMI
Nato a Reggio Calabria il 31 marzo 1965, dipendente delle Ferrovie dello Stato dal 1987 al 2002, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 1990, ha collaborato con numerosi giornali tra cui il Giornale di Calabria e il Quotidiano del Sud.
Nel 2001 ha pubblicato “Racconti del Duemila” ed è stato coautore del saggio “Negare la negazione” dello storico meridionalista Nicola Zitara edito da Città del Sole. Nel 2009 ha dato alle stampe “Macandra” acronimo delle parole mafia, camorra e ndrangheta, raccolta di poesie, racconti e commedie. Le sue ultime pubblicazioni in versi sono state ispirate al grande poeta neorealista Franco Costabile. Sia i versi che la prosa sono stati scritti con l’intenzione di ridare dignità al Sud e valorizzare la ricca e antica civiltà meridionale. La raccolta di poesie, che si chiama “Parole del Sud”, è stata ripubblicata nel 2020 da Città del Sole Edizioni.
Il 10 maggio 2024 aveva pubblicato “Un nuovo Sud. Corrispondenze di un intellettuale di provincia” (Città del Sole Edizioni, 176 pagine, 15 euro). «A volte – si legge nel libro – viene la voglia di andarsene. Di fuggire più lontano possibile. Capita quando sei stanco e le cose non vanno per il verso giusto. Quando le macchine svoltano all’improvviso senza freccia e qualche cretino che si sente Gesù Cristo abbandona l’auto in mezzo la strada e blocca il traffico per un’ora. Quando in un ufficio incontri il solito impiegato che dorme insieme alla tua pratica e si lamenta che il lavoro è troppo e che lo stipendio non basta più. Quando l’abbandono e il degrado hanno il volto arrogante e mediocre dei politici e ti rendi conto di vivere nel medioevo. Altre volte ti senti forte e bello come un dio greco, niente ti può fermare. Guardi con disprezzo e con commiserazione i nuovi baroni e hai la sensazione che lo zefiro li spazzerà via. E pensi a un’altra Calabria».
Dal 23 marzo 2023 era iscritto alla Figec Cisal, il sindacato dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, della comunicazione, dell’arte e della cultura.
Un gigante buono campione di simpatia
«Non ci sono parole per descrivere la serietà, la simpatia e la genuina bontà di Giuseppe Gangemi, sempre pronto a rimboccarsi le maniche per aiutare il prossimo e credere in un futuro migliore.
Fine intellettuale innamorato della poesia, della letteratura e del giornalismo, l’ho avuto tra i collaboratori del Giornale di Calabria e tra gli iscritti alla Figec Cisal. Sempre puntuale, sempre preciso, sempre pronto a vedere e apprezzare di ogni cosa il bicchiere mezzo pieno, piuttosto che lamentarsi per quello mezzo vuoto.
Giuseppe guardava il mondo con gli occhi di un bambino innamorato della vita. Il suo sorriso disarmante ci mancherà. Eccome se ci mancherà».
Carlo Parisi
Un amico generoso e fedele
Caro Giuseppe Gangemi sei stato un amico generoso e fedele; col tuo carattere schivo non facevi sfoggio della tua cultura ma eri una spanna sopra tutti noi. Te ne sei andato d’improvviso e in silenzio così come in silenzio apparivi e sparivi nelle riunioni pubbliche. Farò tanto per ricordarti ma francamente sono un po’ stanco di vedere sparire ogni giorno una persona amica, ognuno che se ne va perdo un pezzo della vita, come un puzzle che si dissolve inesorabilmente. Per non parlare di questo maledetto 29 gennaio che sei anni fa mi aveva già strappato mio fratello Claudio.
Franco Arcidiaco
Il cordoglio della Figec Cisal
Il segretario generale Carlo Parisi, il presidente Lorenzo Del Boca, la Giunta Esecutiva, i consiglieri nazionali di Reggio Calabria, Michele Albanese, Franco Arcidiaco, Federica Morabito, Giuliano Quattrone, Ilda Tripodi, con tutto il Consiglio Nazionale e gli organismi della Figec Cisal, esprimono profondo cordoglio per la scomparsa del collega Giuseppe Gangemi e in questo momento di grande dolore si stringono attorno alla madre Maria Zema, al fratello Demetrio e alla famiglia tutta. (giornalistitalia.it)