MILANO – Peppino Tropea ci ha lasciati. Il suo cuore grande non ha retto alla paura di non riuscire più a camminare. Lui, che in oltre cinquant’anni di giornalismo ad altissimo livello, vissuti con l’entusiasmo del giovane cronista sempre sul campo alla ricerca della notizia, trascorreva le sue giornate scarpinando per le vie di Milano, non è riuscito a rassegnarsi all’ipotesi di dover trascorrere il resto della vita in un letto di ospedale.
Alle 6 di stamane, probabilmente nel sonno, un arresto cardiaco lo ha strappato a questa vita privandoci di un grande amico, vero e sincero. Aveva 79 anni, una moglie, due figli, ma per gli aspetti più importanti conservava l’innocenza di un bambino che credeva fermamente nei valori autentici dell’amicizia e della professione giornalistica.
La sua lunga carriera è stata caratterizzata dall’assoluta dedizione al giornalismo nella più nobile delle sue declinazioni: la qualità dell’informazione, per la quale si è sempre battuto, con convinzione e coraggio, mettendo a disposizione dei colleghi, soprattutto dei più giovani, l’esperienza e la passione che hanno caratterizzato la sua invidiabile carriera. Consigliere del Gruppo lombardo dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati, Tropea è stato coordinatore regionale di “Stampa Libera e Indipendente”.
Giornalista pubblicista dal 1965, professionista dal 28 febbraio 1974, era nato, da padre calabrese e madre toscana, il 29 maggio 1938 ad Intra, in provincia di Novara, un Comune estinto appena un anno dopo col Regio Decreto che, unendolo a Pallanza, ha dato vita all’attuale Verbania. Una località incantevole, sulla sponda Sud del lago Maggiore, rimasta nel cuore di Peppino come il meraviglioso mare di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, dove trascorreva le vacanze estive in casa dei nonni: “È lì – amava ricordare – che ho passato i momenti più belli della mia vita e porto ancora oggi con me l’inebriante profumo del bergamotto e del gelsomino”.
Al giornalismo ci era arrivato giovanissimo ed in pompa magna. Lasciata Intra a vent’anni, nel 1959 a Milano ha cominciato a scrivere per la Gazzetta dello Sport diretta da un mostro sacro: Gianni Brera. Qualche anno di collaborazione da cronista sportivo che gli è valsa, nel 1963, l’assunzione alla redazione sportiva di “Italia”, il quotidiano cattolico milanese diretto da mons. Carlo Chiavazza che, qualche anno dopo, confluirà, assieme al bolognese l’Avvenire d’Italia, nell’attuale quotidiano della Cei “Avvenire”.
Nel 1968 l’ingresso all’Arnoldo Mondadori Editore, come redattore per gli spettacoli di “Bolero Teletutto”, il settimanale più venduto in quel momento dal colosso dell’editoria italiana. Quattro anni in cui Tropea si è affermato come miglior giornalista musicale nazionale, premiato nel 1971 a Sant-Vincent in occasione di “Un disco per l’estate”, vinto da Mino Reitano con “Era il tempo delle more”.
Nel 1973 è Edilio Rusconi in persona ad incaricare Silvana Giacobini, direttore di “Eva Express”, di ingaggiarlo. In quasi sette anni, Tropea diventa uno dei giornalisti migliori della Rusconi editore, specializzandosi in campo musicale e negli spettacoli in generale, ma soprattutto nell’ambito radiofonico e televisivo, tanto che l’editore gli affida un inserto settimanale sui programmi televisivi.
Nel 1979 l’occasione della vita: nasce Antenna Nord, con quattro giornalisti e quattro tecnici, che diventa, in breve tempo, l’emittente televisiva più forte del Centro Italia. Direttore è Lillo Tombolini e Giuseppe Tropea è il responsabile del palinsesto, della programmazione e dell’emissione che, all’epoca, con le cassette, richiedeva un impegno costante ed assiduo.
Il successo di Antenna Nord ha fatto, poi, nascere Italia Uno con la stessa struttura, fino a quando Rusconi ha deciso vendere a Silvio Berlusconi che di quella corazzata ha conservato il marchio e l’audience, ma non le risorse umane. Dal 1986 al 1993, infatti, Tropea si è occupato dell’ufficio stampa e dei servizi giornalistici di Italia Uno, incarico mantenuto sino al 1993 con la nuova gestione Fininvest Comunicazioni.
Nel 1993, pensionato Inpgi, è stato assunto come collaboratore fisso al quotidiano “Il Giornale” per occuparsi di cultura e spettacolo. Un settore a lui talmente congeniale che, nel 2000, al debutto di “Libero”, Vittorio Feltri lo volle in squadra affidandogli ben due rubriche: “Cultura, Mostre e Teatri” e, addirittura, l’autorevole “Lettere al Direttore”. Nel 2005 lo sbarco sul web con la creazione del settimanale on line “Italyevent.it”, attualmente gestito dalla figlia Emanuela, del quale “Peppino” ha mantenuto la direzione editoriale.
Un preziosissimo bagaglio d’esperienza messo a disposizione delle giovani leve che, nel 2002 e nel 2004, hanno sostenuto l’esame di Stato per l’idoneità alla professione giornalistica. Un commissario severo e rigoroso nel pretendere chiarezza, precisione, sintesi e rispetto etico e deontologico, ma nel contempo un padre premuroso, tenero e affettuoso nei confronti di tanti “figli”.
Il 29 maggio 2015, al Circolo della Stampa di Milano, aveva ricevuto la Medaglia d’Oro tradizionalmente assegnata a quanti festeggiano le nozze d’oro con la professione. Quella medaglia d’oro che noi gli avevamo virtualmente assegnato il giorno in cui avevamo avuto la fortuna di conoscerlo. Nel 2002, in quella Commissione d’esami per giornalisti nella quale eravamo entrambi commissari. Un fratello, un padre, ma soprattutto un amico. Che ci mancherà molto, che ci mancherà davvero.
La camera ardente di Giuseppe Tropea è stata allestita all’obitorio dell’Ospedale Sacco di Milano, dove sarà possibile dargli l’ultimo saluto fino a venerdì 22 dicembre. Nella stessa giornata, alle ore 9.45, saranno celebrati i funerali nella Chiesa di Musocco, nel Cimitero Maggiore di Milano, dove sarà tumulato. Per sua espressa volontà non in un loculo, ma nella nuda terra, come scelsero di fare i suoi genitori. Umiltà e grandezza anche nel congedarsi da questa vita, in silenzio, per consegnarsi all’eternità nella pace di un giardinetto. (giornalistitalia.it)
Carlo Parisi
Profondamente colpito ricordo Peppino Tropea con affetto per il suo costante impegno nel mondo del giornalismo e a favore dei colleghi pensionati in qualità di membro del consiglio direttivo del Gruppo lombardo. Invio alla famiglia le più sentite condoglianze a nome mio e dei colleghi del direttivo sicuro di interpretare i sentimenti di tutti gli iscritti all’Ungp.
Un Grande Giornalista, un Carissimo Amico una grave perdita per l’Odg Lombardia, conosciuto ed amato per il suo temperamento e la sua grande umanità!
Caro Peppino, innanzi tutto le scuse per non aver sempre risposto alle tue telefonate. Ma ore queste cose non contano più.
“Questa notte, caro amico mi hai detto senza parole che dobbiamo entrare nella morte come si entra in una festa”: così Jorge Luis Borges e così anche Peppino Tropea ci ha insegnato il valore del commiato, la ricchezza dell’amicizia e l’aristocrazia dell’umiltà. E poi il suo bagaglio professionale, vero maestro di giornalismo.
Hai voluto essere sepolto nella nuda terra: ti sia lieve.
Mentre si sta dando l’ultimo saluto a Peppe Tropea, il mio ricordo va all’amico ed al giornalista. Un vero signore della professione. Ti ringrazio Peppe per avermi concesso la tua amicizia.