ROMA – Mentre il presidente dell’Inps, Boeri, incita a mandare sul rogo delle streghe i pensionati perché troppi e troppo cari, nonostante la metà prenda un vitalizio inferiore alle 500 euro e il 79% arriva appena alle 1000 e quelle cosiddette doro sono pari allo 0,052%, nonostante il premier riformatore 1995 Dini sostenga che la gestione previdenziale è in sostanziale pareggio se non ci fosse il capitolo dell’assistenza, nonostante la spesa pubblica continui allegramente a gonfiarsi a dismisura in barba alla spending review, in casa nostra si aspetta da 100 giorni il responso del Palazzo sui destini dell’Inpgi e dei suoi giornalisti.
La riforma per mettere ordine ai conti sarebbe dovuta entrare in vigore con il prossimo 1 gennaio anche se prudentemente la data era considerata indicativa. Dal 27 luglio è ricoverata in osservazione presso i ministeri delleconomia e del lavoro. Giustamente il lungo silenzio suscita apprensione e preoccupazione sulla quadratura e sulla legittimità (prelievi forzosi sulle pensioni).
Nel sindacato è cresciuta la consapevolezza che il pronto intervento lacrime e sangue per giornalisti e colleghi pensionati (rincaro contribuzione e tagli ai vitalizi) comporta sacrifici illusori per la salvezza dell’Istituto dalla crisi delle risorse. Poichè la ripresa del mercato editoriale, che ha subito un crollo senza uguali in altri settori, non è dietro langolo, e poiché retribuzione e contribuzione previdenziali sono legate a doppia mandata, il segretario della Fnsi, Lorusso, ha capito che è diventata un’opportunità da non perdere guardare all’ampliamento del perimetro del contratto, ormai anacronistico e asfittico, altrimenti siamo condannati allestinzione.
Oggi i contrattualizzati a pieno titolo sono 15mila (13mila i professionisti), mentre resta fuori della porta il variegato e maltrattato mondo del lavoro autonomo (40mila i freelance) sul quale poggia e si sviluppa il sistema informativo. E un nuovo e moderno contratto si conquista solo se il sindacato si irrobustisce garantendo anche agli altri coperture e tutele sindacali e legali, come si invoca da molti sindacalisti.
Se questi sono i grandi obiettivi della stagione contrattuale alle porte, sorprende che il segretario Lorusso guardi ancora in cagnesco i giornalisti pensionati, la cui organizzazione, lUngp, non è una appendice dopolavoristica della Fnsi, bensì un organismo sindacale di base che partecipa alla trattativa e sottoscrive il contratto nazionale dei giornalisti nellinteresse di tutti i colleghi, sia in attività sia in quiescenza. Nonostante la disponibilità a ragionare insieme su una riforma previdenziale di dubbia legittimità, a lui non interessa o meglio non preoccupa una minoranza rumorosa di pensionati che protestano per un prelievo straordinario sulle pensioni che va da 8 a 20 euro al mese. A parte che le cifre sono indicate per difetto, perché l’Inpgi preleva da anni più del doppio per la negata rivalutazione dei vitalizi al costo della vita, che per legge riguarderebbe solo le pensioni Inps.
La cosiddetta minoranza rumorosa è rappresentata, in realtà, dalla stragrande maggioranza dei giornalisti pensionati, dalle loro assemblee, dai loro documenti, dai loro ricorsi e diffide, e soprattutto dai loro direttivi regionali. Obiezioni e no ragionati e documentati sono venuti da ogni parte d’Italia assieme alla richiesta di consultazioni capillari con gli esponenti dell’Inpgi sugli autentici significati della solidarietà: Gruppo romano (riduzione illegittima per plateali violazioni di legge e di norme costituzionali), Lombardo (atto arbitrario poiché lIstituto non ha titolo perché il suo compito è di pagare le pensioni non tagliarle), Piemonte (invoca la bocciatura dei ministeri vigilanti, solidarietà già data), Sardo (appello a rispettare le norme in materia di intangibilità dei trattamenti pensionasti), Trentino-Alto Adige (prelievi e blocco perequazione sono un calcio negli stinchi dei pensionati), Friuli Venezia Giulia (le nostre pensioni non sono un indebito benefit ma frutto di anni di lavoro), Ligure (le pensioni non debbono essere tagliate come mero strumento di riordino, sono un diritto inalienabile), Emilia Romagna (i pensionati non vogliono più continuare ad essere un serbatoio nel quale attingere per risolvere i problemi degli enti), Campano (una manovra, illusoria, inefficace e ingannevole).
Post scriptum. Il Cda Inpgi del 2 dicembre ha varato le linee guida di una piano di dismissione parziale degli immobili sia per far cassa sia per obbligo di legge (intorno ai 500milioni di euro in più anni con garanzie per i colleghi inquilini). Inoltre, 439 colleghi con pensione max di 2500 lorde mensili ricevono 2milaeuro dal fondo straordinario (istituito per contratto) assieme al recupero parziale della perequazione (beati loro!) stabilito per le fasce di reddito più basse.
Romano Bartoloni
Presidente Gruppo Romano Giornalisti Pensionati