CROTONE – «Chi sono “certi pennivendoli”? Chi sono “gli avvoltoi a pagamento”? Si riferisce forse la senatrice Margherita Corrado del Movimento 5 Stelle a giornalisti che non sono della sua stessa opinione su problemi riguardanti i castelli di Crotone e di Le Castella?». Lo affermano Carlo Parisi (segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana), Virgilio Squillace (componente dell’Esecutivo dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati) e Rossana Caccavo (consigliere regionale del Sindacato Giornalisti della Calabria).
«Archeologa eletta parlamentare della XVIII legislatura, la senatrice, nell’importante ruolo assegnatole dalla Costituzione repubblicana, dovrebbe avere la pazienza – sottolineano Parisi, Squillace e Caccavo – di ascoltare ed eventualmente controbattere con argomenti concreti ai pareri diversi dai suoi senza ricorrere alle offese gravi, sparate a casaccio. Pennivendoli a chi? Avvoltoi a pagamento cosa? Delle due, una: o alla senatrice è scappata la mano per amor di polemica, e allora si scusi; oppure corredi le sue gravi affermazioni di nomi, cognomi, testate giornalistiche».
«I giornalisti – ricordano gli esponenti del sindacato dei giornalisti – non possono lasciare passare sotto silenzio e minimizzare, come se nulla fosse, certi virulenti attacchi perpetrati, lo ripetiamo, a casaccio. Profonde ferite alla democrazia italiana in anni non molto lontani sono state inferte cominciando proprio così: con le secchiate di fango ai giornalisti».
«Se una giovane parlamentare come la senatrice Corrado – concludono Parisi, Squillace e Caccavo – scrive di “fantasia al potere, serva del potere, dovrei dire”, c’è da preoccuparsi. A che punto è la notte, dunque?
Si scusi, la senatrice Margherita Corrado. O dica, consentendo di replicare, a chi si riferisce. Nei paesi democratici la vita politica funziona così». (giornalistitalia.it)
Non entro nel merito, ma la Corrado non ha parlato di opinioni. Ha parlato di fatti. Se un giornale diffonde notizie non veritiere o omette particolari che potrebbero smentire una tesi precostituita, non mi pare che sia un esempio di giornalismo da seguire.
Gentile Luigi, il problema non è questo. Siamo perfettamente d’accordo sul fatto che libertà di stampa non sia licenza di diffamare o diffondere notizie false. La legge offre tutti gli strumenti per tutelarsi e se la sen. Corrado ritiene che qualcuno abbia diffuso notizie false o omissive, ha tutto il diritto di chiederne la rettifica e di agire legalmente. Quel che non accettiamo è lo sparare nel mucchio: giornali e giornalisti non sono tutti uguali. Se qualcuno sbaglia è giusto contestare i fatti indicando nomi e testate. Specie quando si rivestono cariche istituzionali.
Ma voi in questa risposta non vi firmate. Siete anche voi fuori della Democrazia.
Gentile Francesco, leggere i giornali non significa limitarsi ai titoli. Di firme ce ne sono ben tre.