ROMA – Caro non so chi, avvisato dalla app IO della disponibilità del cedolino della mia pensione di novembre, sabato 21 ottobre scorso ho constatato un incremento della detrazione Irpef di circa 800 euro rispetto al solito, senza alcuna indicazione delle cause di tale aumento, né se questo fosse un’una tantum o una misura che si sarebbe ripetuta nei mesi successivi.
Ho interpellato l’ufficio Inps competente – inpgiprestazioni.romaflaminio@inps.it – con una mail nella quale chiedevo gentilmente le ragioni del maggior prelievo e per questo si sarebbe ripetuto e in qual forma. A tutt’oggi non ho avuto risposta.
Naturalmente tra sabato e domenica ho avuto contatti telefonici con altri colleghi, molti dei quali, verificata la propria posizione nell’area riservata dell’Inps, avevano constatato prelievi addirittura fino a 1.500 euro.
Soltanto lunedì 23 ottobre, nel tardo pomeriggio, sono venuto a conoscenza di uno stringato comunicato della Federazione nazionale della stampa italiana, in abbinata con l’Unione giornalisti pensionati, che dà conto delle ragioni della misura adottata dall’Inps, senza tuttavia avanzare la minima critica, a tutela dei suoi iscritti, sulle procedure adottate.
Vediamolo frase per frase a cominciare dal titolo: “Irpef, l’Inps chiarisce l’aumento del prelievo fiscale”. In realtà nel testo non c’è alcun chiarimento, solo – come vedremo – ulteriore confusione. In questo modo, usare la parola “chiarisce” è solo il voler mettere una pietra sul problema, dicendo ai propri iscritti: state zitti e buoni perché tutto è in regola.
L’Istituto ha spiegato che l’innalzamento rilevato da alcuni giornalisti deriva da conguagli per Imposta sul reddito delle persone fisiche non versata nel 2022 e 2023.
Da verifiche effettuate, risulta alla Fnsi e all’Ungp che l’Inps ha provveduto ad un aggiornamento nell’abbinamento del Casellario Centrale dei Pensionati e che il maggior prelievo rilevato da alcuni giornalisti derivi da conguagli per Irpef non versata nel 2022 e 2023.
È sgradevole la vaghezza con cui si parla di imposta “non versata”, quasi fosse un atto volontario e, dunque, un’evasione fiscale da parte di quelli che si stavano lamentando del maggior prelievo. Ma la pensione – e il relativo prelievo – non la calcoliamo noi, il conto lo fanno gli uffici dell’Inps oggi e dell’Inpgi nella prima metà del 2022.
Peraltro mi sembra assai riduttivo quel “alcuni giornalisti”. Ne ho trovati, con un paio di colleghi, almeno una decina e dunque probabilmente sono molti di più. Ma dire “alcuni” comunque minimizza il problema.
Pertanto, nel confermare la regolarità della procedura, lo stesso Inps ha rilasciato un avviso nell’area riservata, col quale si avverte che «il Casellario Centrale dei Pensionati ha provveduto a calcolare le ritenute fiscali per l’anno 2023, tenendo conto dei Suoi trattamenti pensionistici e delle detrazioni da Lei richieste.
Questo avviso nell’area riservata di cui la Fnsi dà notizia il lunedì è un vero e proprio scoop, dal momento che martedì sera nella mia area riservata non c’era ancora alcun avviso.
In attuazione – inoltre – a quanto disposto dall’art. 23, comma 3, del d.P.R. n. 600/1973 l’eventuale conguaglio a debito – dispone l’Inps – sarà recuperato sulla rata di pensione in pagamento a novembre 2023 fino a capienza. Qualora il rateo di pensione mensile non sia sufficientemente capiente per il recupero integrale del suddetto conguaglio si procederà al recupero del residuo debito fino al definitivo saldo».
E questo è preoccupante: se capisco il burocratese significa: ci prendiamo tutto dalla pensione di novembre; se non dovesse bastare continueremo a prendere nei mesi successivi. O no?
Tiriamo le somme, con una premessa. Non voglio entrare nel merito delle cifre: potrebbe esserci stato un calcolo inesatto, un errore nella transizione dall’Inpgi all’Inps o qualche altro incidente di percorso. Non mi interessa sapere se devo pagare di più. Se c’è stato un errore (certamente non un’Irpef non versata da me, ma da chi doveva fare il calcolo) sono pronto a pagare quel che devo.
Ma prima di mettermi le mani in tasca l’Inps dovrebbe informarmi di quanto è accaduto, farmi sapere esattamente a quanto ammonta la differenza da saldare, invitarmi cortesemente a sanare la posizione riconoscendo che non ne sono responsabile, darmi la possibilità di rateizzare quanto dovuto (e questo non lo dico per me, ma perché mi preoccupa che possa essere stata toccata anche qualche pensione di reversibilità). Anche se non fossero “alcuni”, ma fossi solo io, avrei diritto al trattamento trasparente che spetta a un cittadino di questo paese.
Dopo il comunicato della Fnsi, che si fa portavoce dell’Inps, anziché tutelare i propri iscritti, trattandoli come dei mentecatti lamentosi, tutte queste domande rimangono senza risposta. Le ripeto. Chi ha sbagliato? Quanto ciascuno di noi deve saldare? Quanti mesi durerà il prelievo? Perché la rateizzazione (se di rateizzazione si tratta) la decide unilateralmente l’Inps? E, di seguito, sorgono tante altre domande che avremo tempo per formulare e per trovare loro una risposta convincente.
Per quanto mi riguarda ho una sola certezza. Che non rinnoverò più il mio pagamento della quota di iscrizione alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Cordiali saluti
Umberto Cutolo
CHI È UMBERTO CUTOLO
Nato a Roma il 10 maggio 1946, Umberto Cutolo è giornalista professionista iscritto all‘Ordine del Lazio dal 1° maggio 1968.
Per mezzo secolo ha praticato la professione di giornalista, attraversando tutti i settori e arrivando a dirigere l’Adn Kronos, l’ufficio stampa dei ministeri del Mezzogiorno e dei Trasporti e i mensili dell’ACI «L’Automobile» e «HP Trasporti». Lettore incallito fin dall’età di quattro anni, è passato indifferentemente dalla saggistica alla narrativa. Ha pubblicato alcuni racconti umoristici, una biografia autorizzata, “Eleuterio Arcese, il romanzo di una vita, il successo di un’impresa” (Giordano Editore), e un saggio storico-politico, “Quando nacque l’Italia dei trasporti” (Marsilio Editori). Ha vinto il Premio letterario Coppedé – Premio speciale del II Municipio di Roma. Nel 2016 con Clichy ha pubblicato “Omicidi all’acqua pazza”. (giornalistitalia.it)
LEGGI ANCHE:
Un pensionato non può “non pagare” l’Irpef
Pasticcio fiscale sulle pensioni dei giornalisti
Giornalisti: stangata Irpef sulla pensione
È quello che è accaduto anche a me e presumo a tanti altri colleghi. Scritto due volte all’INPS e finora nessuna risposta. Sono senza parole. Pienamente d’accordo con quanto scritto da Cutolo.
Caro Cutolo, completamente d’accordo con te. Trattamento vergognoso e palese violazione dello statuto dei contribuenti. Non mi sono rivolto all’Inps per spiegazioni ben sapendo che avrei ricevuto solo silenzio. Ho pubblicato però un post sulla mia pagina Facebook sull’argomento. Altrettanto vergognosi i comportamenti di Fnsi (alla quale da tempo non sono più iscritto) e del sindacato giornalisti pensionati che invece di protestare hanno di fatto accolto senza fiatare la tesi dell’Inps.