Edith Bruck, sopravvissuta all’Olocausto, a Roma Tre: “Anche 10 giovani a giorno, conta”

“Parlare fino alla fine, testimoniare finché ci siamo”

Edith Bruck

ROMA – «Questa mattina sarei dovuta essere al Quirinale dal Presidente Mattarella. Purtroppo ho dovuto rinunciare perché essere qua a Roma Tre e parlare ai 500 giovani studenti intervenuti da tutti i licei di Roma credo sia molto importante».
Così Edith Bruck, di recente insignita dall’Ateneo della laurea honoris causa in “Informazione, editoria e giornalismo”, a margine del suo intervento ai 500 studenti arrivati dai licei della Capitale a Roma Tre in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria. La scrittrice di origine ungherese, 87 anni, è sopravvissuta ai campi di concentramento.
«È importante – ha aggiunto la Bruck – parlare fino alla fine, soprattutto in questo periodo, di testimoniare finché ci siamo. Non ho fretta di morire, ci siamo e ci saremo. E ogni volta che mi capita di parlare ai giovani del dramma della Shoah ho sempre la sensazione di dover ricominciare daccapo. Credo che tramandare la memoria sia molto difficile. Per quanto il tuo racconto possa essere realistico, non sarà mai la stessa cosa di viverlo sulla propria pelle, sangue, anima e cuore. Ma ricomincio ogni volta a raccontare perché qualcosa arriva. Anche 10 giovani in più ogni giorno è importante».

27 gennaio, Giornata della memoria per non dimenticare gli orrori dell’Olocausto

«Mai cedere all’indifferenza. Bisogna conoscere, denunciare, reagire. I care, come si dice in inglese, prendersi cura, interessarsi. Buona Giornata della Memoria a tutti», ha scritto la senatrice Liliana Segre nella sua lettera all’Università Roma Tre.
«Sempre di più avvertiamo l’esigenza di ricordare, avendo consapevolezza di quanto sia pericoloso restare indifferenti nei confronti di nuovi e vecchi razzismi. La storia – ha detto Marco Ruotolo, Prorettore di Roma Tre – ci ha dimostrato come possa succedere ciò che Cesare Beccaria pretendeva non accadesse mai, ossia che le leggi possano permettere che in alcuni eventi l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa. Perché ciò non accada – perché non siano nei fatti negati i valori fondanti della libertà e della dignità – non bastano le leggi e nemmeno le costituzioni, occorre il contributo di tutti, a partire da quello dei più giovani». (ansa)

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