REGGIO CALABRIA – Applausi e commozione per l’intervento con cui il segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ha aperto, stamane a Reggio Calabria, la manifestazione organizzata a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, per celebrare la XXIV Giornata della libertà di stampa. Un intervento che riproponiamo integralmente:
È con amarezza profonda che mi trovo, purtroppo, ad aprire la grande iniziativa di oggi che vede protagonisti, per la seconda volta consecutiva a Reggio Calabria, i vertici della Federazione nazionale della stampa, dell’Istituto di previdenza e dell’Ordine dei giornalisti, uniti nel celebrare la Giornata mondiale della libertà di stampa voluta dall’Unesco, alla presenza dei rappresentanti del Governo e delle istituzioni regionali e locali.
Un’amarezza che nasce da una notizia, quella della scomparsa, due giorni fa, primo maggio, a 53 anni, di Daniela Pellicanò. Una giornalista vera e, soprattutto, una persona perbene. Che ha fatto dell’onestà e della dignità le sue regole di vita. E lo ha fatto, sino alla fine, senza fatica perché per lei difendere la propria onestà e la propria dignità era normale. Sempre e comunque, nonostante i continui sberleffi di una vita che – non abbiamo paura di dirlo – l’ha ripagata troppo spesso con soprusi e mortificazioni.
Daniela Pellicanò era una di noi. Dal 2014 era presidente del Collegio dei Revisori dei Conti del Sindacato Giornalisti della Calabria, ma la sua presenza, all’interno dell’Associazione, è sempre andata aldilà del suo ruolo istituzionale, perché Daniela, da persona libera e intelligente qual era, pur sempre in punta di piedi con quella discrezione che la caratterizzava e che la faceva restare in disparte nelle grandi occasioni, non si è mai tirata indietro, ogni qualvolta le venisse chiesto di darci una mano. Con lo stesso spirito – quello che la portava a dare molto più di quel che riceveva – non ha mai fatto mancare il suo apporto alla battaglia per l’affermazione dei valori che stanno alla base della professione giornalistica, a cominciare dalla dignità e dal rispetto per il lavoro che, in quanto tale, deve essere adeguatamente retribuito. Lo sapeva bene Daniela, che ha sempre dovuto lottare per garantirsi quello che dovrebbe essere, oggigiorno, un diritto acquisito, il lavoro. E che, invece, oggi più che mai rappresenta, in troppi casi, un’utopia.
Il lavoro che non c’è, specie a queste latitudini, e che, se c’è, in Calabria e in altre aree del Sud dove la giustizia – nel senso sociale del termine – appare ancora come un lontano miraggio, è spesso frutto della debolezza di aver detto “sì” al padrone (o padrino) di turno. Cosa che Daniela Pellicanò non ha mai fatto: nei lunghi periodi in cui non riusciva a fare quello per cui era assolutamente portata, la giornalista, si adattava a fare la qualunque per tirare la carretta e mettere insieme il pranzo con la cena. Sarà un caso, amaro, molto amaro, che se ne sia andata proprio nel giorno in cui si festeggia il lavoro? Daniela è morta il primo maggio, vittima di una vita difficile e di un lavoro che non ha quasi mai avuto, nonostante abbia sempre lottato per averlo, rifiutando, però, le scorciatoie o, peggio, i ricatti che tanti di voi conoscono.
L’unico contratto da giornalista, con tanto di contributi Inpgi e assistenza Casagit, lo aveva avuto nel maggio 2007 quando, con il supporto del Sindacato Giornalisti della Calabria, aveva trovato nell’editore della testata on line Qui Calabria un interlocutore sensibile che, nell’assumerla come direttore, non aveva esitato un istante ad applicarle il contratto Fnsi-Fieg, piuttosto che il “co.co.co. mascherato”, che in molti continuano ad applicare approfittando dello stato di bisogno, ma anche della complicità – lo dico senza indugi – di tanti colleghi. Un’esperienza gratificante, ma breve perché durata appena un anno e insufficiente persino a garantirle l’ossigeno del trattamento biennale di disoccupazione.
Ecco, proprio nella Giornata in cui il mondo celebra la libertà di stampa, mi piacerebbe che tutti riflettessimo sul nobile esempio che questa collega ci lascia. Che la sua difesa della dignità possa diventare per ciascuno di noi, specie per i più giovani che si affacciano alla professione alimentati da una sana passione per il giornalismo, un faro sempre acceso e funzionante.
Perché la libertà, come recita, non a caso, il titolo di questa Giornata, significa dignità, lavoro e rispetto della legalità. Condizioni indispensabili e irrinunciabili se vogliamo essere davvero liberi. Liberi di pensare, di scrivere, di raccontare, di denunciare. Di fare, insomma, i giornalisti. Che sono i primi responsabili nella battaglia a difesa della professione: la colpa non è sempre e soltanto degli editori pirata che, agendo senza scrupoli, sfruttano il lavoro giornalistico. La colpa è anche dei giornalisti che, in molti casi, sono i principali nemici dei colleghi e della categoria. È a loro che rivolgo, non a caso, un ultimo appello: basta con i “copia e incolla”, specie sui giornali on line, che rovinano e danneggiano chi ogni giorno fa il proprio lavoro, quello di giornalista, con scrupolo e serietà.
Carlo Parisi
Segretario generale aggiunto Fnsi
Segretario Sindacato Giornalisti della Calabria