Il regista, presidente a Marrakech, dice basta alle piattaforme per uscire dalla crisi

Paolo Sorrentino: “Il cinema deve tornare in sala”

Paolo Sorrentino

MARRAKECH (Marocco) – «Penso che bisogna provare a salvare le sale. In tutto il mondo e anche in Italia stanno chiudendo tanti cinema per la crisi e le piattaforme non hanno in questo momento bisogno di noi per fare le serie o i film mentre le sale cinematografiche sì. Io stesso ho fatto, con una esperienza meravigliosa, il mio ultimo film “È stata la mano di Dio” con Netflix, ma in quel momento i cinema erano chiusi per la pandemia, ora la sfida è far tornare il pubblico in sala e sarà anche la mia prossima sfida» dice Paolo Sorrentino, premio Oscar per “La Grande Bellezza”.
Il regista è a Marrakech, presidente della giuria del concorso di un festival alla 19ª edizione, tutto orientato sulla scoperta di nuovi registi alla prima o alla seconda opera cinematografica e che riprende quest’anno dopo due anni di stop per la pandemia. Quattordici film selezionati, 10 debutti, 6 registe donne, opere da 14 paesi per il concorso, per un totale di 66 film da 33 paesi incluse le altre sezioni: il festival di Marrakech (11-19 novembre), aperto da “Pinocchio” di Guillermo Del Toro, è un mix di debutti e grandi star, con tributi ad importanti personalità del cinema mondiale.
«Curioso di vedere il nuovo cinema, sarò un presidente di giuria democratico – scherza – pronto al colloquio con i colleghi» Diane Kruger, Nadine Labaki, Tahar Rahim, Vanessa Kirby, Justin Kurzel, Laila Marrakchi.
La rivoluzione delle donne in Iran, la guerra in Ucraina, le tensioni internazionali sui migranti, una crisi economica in procinto di abbattersi sulle popolazioni, temi che pesano e influenzano anche il cinema mondiale? La regista e attrice libanese Nadine Labaki ne è convinta, «abbiamo grandi responsabilità come cineasti, è un nostro compito amplificare, rivelare, raccontare le sofferenze, per me è una missione anche artistica».
Paolo Sorrentino la pensa in modo opposto: «Sento la responsabilità e il dovere di prendere posizione su tutto questo come cittadino, ma come regista sono impotente sull’attualità: il mio lavoro è su ciò che già si è storicizzato, non sono un giornalista o un saggista, non penso che sia un mio compito raccontare la realtà corrente intorno, mentre come cittadino mi indigno e ne soffro». (ansa)

 

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