COSENZA – “Licenziato? Aggiungiamo pure sfruttato, da quattro mesi non pagato da un editore che, infinite volte, mi ha annunciato l’esecuzione di bonifici mai arrivati”. È un Paolo Guzzanti amareggiato, ma per nulla rassegnato, quello sbarcato ieri a Fiumicino, di ritorno dagli Stati Uniti e con destinazione Cosenza, dopo la “sorpresa” del licenziamento da direttore del quotidiano “Cronache delle Calabrie”, avvenuto poche ore dopo la fiducia scritta ricevuta dall’editore Francesco Armentano.
“Confermo la fiducia al direttore. Buon lavoro a tutti” aveva, infatti, risposto Armentano alla richiesta di chiarimenti di Guzzanti che, ignaro della rimozione dall’incarico, continuava a ricevere dalla redazione sms ed e-mail di solidarietà.
Una storia paradossale in un Paese normale, ma non in Calabria dove spesso, purtroppo, la realtà supera la più fervida delle immaginazioni. Giovedì abbiamo, infatti, raccontato il cambio al vertice del quotidiano, con la promozione del caporedattore Francesco Graziadio, sulla scorta delle notizie comunicate dall’editore Armentano al direttore di Giornalistitalia.it, Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi, senza avere la possibilità di raccogliere la testimonianza del diretto interessato in volo dall’America.
Oggi vi raccontiamo l’altra faccia della medaglia che, purtroppo, oltre che confermare – quantomeno in materia di bonifici – che il lupo perde il pelo ma non il vizio, evidenzia quanto il Sindacato Giornalisti della Calabria abbia avuto ragione nel prevedere, sia alla vigilia del debutto di Cronache del Garantista, naufragato con Armentano, che alla vigilia del debutto di Cronache delle Calabrie, l’amaro destino, nonostante lo stesso editore avesse giurato e spergiurato di aver imparato la lezione e fatto tesoro degli errori commessi.
Armentano, editore di “Cronache delle Calabrie” con la società To Press Srls di Cosenza, è stato infatti amministratore di AgitMedia, editrice del quotidiano “Cronache del Garantista” (diretto da Piero Sansonetti e chiuso a febbraio 2016) e gestore della concessionaria di pubblicità del quotidiano di Piero Citrigno “Calabria Ora”. A stampare tutti e tre i giornali, inoltre, è sempre stato lo stabilimento tipografico di Umberto De Rose, balzato alle cronache per l’“Oragate” (ovvero il blocco della rotativa de “L’Ora della Calabria” diretto da Luciano Regolo, per il quale De Rose è imputato di tentata violenza privata) e per le vicende legate al finanziamento pubblico del “Garantista” del quale i giornalisti calabresi non hanno visto un centesimo, contrariamente allo stampatore che ha incassato mezzo milione di euro.
Che le cose andassero male era cosa risaputa, tant’è che il 27 gennaio scorso l’Assemblea di redazione aveva proclamato, dopo appena tre mesi di vita, lo stato di agitazione con affidamento al Sindacato Giornalisti della Calabria di un pacchetto di 10 giorni di sciopero, non ancora utilizzato per volontà dei giornalisti dopo l’avvenuto pagamento ai redattori, ma non ai collaboratori, di un altro stipendio e l’ingresso, anche se in punta di piedi, di un nuovo socio intervenuto con un po’ di liquidità.
“Sin dall’inizio – ricorda Guzzanti a Giornalistitalia.it – era inteso che la mia direzione sarebbe stata improntata sull’uso delle tecnologie che ti consentono di realizzare e controllare il giornale da ogni angolo del mondo. Da Cosenza, città nella quale sono stato fisicamente presente fintanto che – dopo estenuanti e umilianti solleciti – sono stato pagato, da Roma e dagli Stati Uniti dove risiede la mia famiglia. Lavoro che ho svolto tutti i giorni, dalle 16 a mezzanotte, dirigendo e controllando il giornale in tutte le sue pagine”.
“Poi, qualche giorno fa – spiega Guzzanti – due messaggi di Armentano: «Dimettiti» e «Dimettiti, tanto io non ti posso pagare», ma comunque alcuna lettera di licenziamento, tant’è che ho chiesto e ottenuto la conferma scritta della fiducia, che ieri l’altro mi aveva accordato. Alcune ore dopo, appresa la notizia della nomina di Graziadio, ho chiamato Armentano che ha tentato di giustificare il licenziamento con un’asserita «mia rottura verticale con la linea politica del giornale»”.
“Ma di quale linea politica parli? Di quella che non mi hai mai dato?”, ha contestato Guzzanti all’editore sottolineando che “tutto ciò è avvenuto meno di 24 ore dopo avermi rinnovato la fiducia e, naturalmente, sorvolando sui quattro stipendi che mi deve”.
“Il pretesto usato da Armentano – rivela Guzzanti a Giornalistitalia.it – è l’aver io accettato l’invito del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, a partecipare oggi, sabato 1 aprile, al meeting sull’urbanistica cosentina e calabrese. Cosa che rientra nei normali doveri sociali di un direttore, a prescindere dal colore dell’amministrazione. Ho cercato di spiegargli che un giornalista, tantomeno un direttore, non deve chiedere il permesso a nessuno per partecipare a un convegno, ma mi sono sentito rispondere (testualmente) che, per farlo, avrei dovuto ricevere il suo «nulla osta», figura burocratica finora sconosciuta al giornalismo italiano”.
“Tutto ciò – conclude Guzzanti – è molto umiliante per chi vuole bene a questa regione. Io, poi, voglio molto bene ai colleghi che hanno costruito con me un piccolo miracolo, ma non accetto che l’editore mi licenzi incamerando i frutti del mio asserito prestigio”.
Insomma, un Paolo Guzzanti “amareggiato, molto amareggiato per un comportamento che suona come un’offesa ai giornalisti e ai cittadini di una regione come la Calabria che ha bisogno di certezze, non di bugie e di comportamenti inqualificabili che hanno finito per inasprire gli animi di tanti ragazzi che amano la professione e rischiano, invece, di pagare lo scotto dell’ennesima illusione”.
Un timore che, ricordiamo, il segretario del sindacato dei giornalisti, Carlo Parisi, aveva espresso, ancor prima del debutto, all’editore Francesco Armentano, al direttore Paolo Guzzanti ed a tutti i colleghi coinvolti nel progetto.
“In assenza di grandi risorse – ammoniva Parisi – il rischio è che questa nuova impresa possa trasformarsi in un’altra illusione con pesanti ripercussioni sui giornalisti e le casse dell’Inpgi, svuotate pesantemente dal costo degli ammortizzatori sociali”.
“Il valore di un giornale – ricordava Parisi – poggia su due pilastri essenziali: da un parte la credibilità e l’affidabilità della direzione e della redazione, possibili soltanto se scevre da ingerenze e condizionamenti di ogni tipo, e, dall’altra, la qualità dell’informazione, che può essere garantita solo con la piena applicazione ed il rispetto del contratto di lavoro a redattori e collaboratori che non devono subire la morsa del bisogno. Soltanto se editore e stampatore si impegneranno solennemente con i propri giornalisti a leggere i contenuti del giornale una volta uscito in edicola, questa nuova scommessa potrà avere un futuro”.
Cronache delle Calabrie non ha ancora raggiunto il traguardo dei 6 mesi di vita e le uniche certezze sono gli stipendi non pagati e la crescente rabbia di quanti, ancora una volta, si sono lanciati nell’ennesima folle avventura. A cominciare da un signore del giornalismo come Paolo Guzzanti che, tornato nella regione che ha tenuto a battesimo la sua carriera professionale, all’epoca de Il Giornale di Calabria di Mancini e Rovelli, si era illuso di poter importare il modello americano del giornalismo per curare, con la cultura e la qualità dell’informazione, non solo fenomeni come l’ignoranza, l’arroganza e il malaffare, ma anche devastanti effetti come il silenzio e la rassegnazione. (giornalistitalia.it)
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