ROMA – Siamo talmente pochi fra giornali e giornalisti ad affrontare la questione giustizia che, prima che ci mettano a tacere sarà bene ripetere fino all’ossessione che una commissione d’inchiesta deve essere fatta. Ma che intanto si deve studiare una norma immediata che freni il privilegio sfrenato di alcuni magistrati abituati a querelare ad alzo zero i giornalisti per ridurli al silenzio con la quasi certezza che un giudice darà ragione ad un membro della sua stessa famiglia, come non accade in alcun Paese civile.
Il direttore del Riformista, come quello del Giornale sono schiacciati dalle querele lanciate come fatwe da alcune toghe massime mentre alcuni cronisti giudiziari curano che sia ben oliata la cinghia di trasmissione fra Ordine dei giornalisti e magistrati, per meglio strozzare il diritto di critica e anche di legittimo sospetto, che poi sarebbe il nostro mestiere. È urgentissima una norma che metta la sicura alla pistola che fulmina un tredicenne in fuga o un cronista colpevole di non vederci chiaro.
Veda, la gente di legge: faccia qualcosa per bloccare l’automatismo intimidatorio per cui se io scrivessi che un sostituto procuratore si è soffiato il naso, riceverei a stretto giro una carta con su scritto: «Giornalista, chiudi quel c… di bocca, perché posso distruggerti». E per buon peso, devi pagare un costoso avvocato. Ecco, dunque la perfetta occasione per dare segnale che ripristini il primato del Parlamento: quello di chi è legittimato da libere elezioni su chi è legittimato da un concorso pubblico severo, sì, ma con garanzia di carriera incorporata. (il giornale)
Paolo Guzzanti