ROMA – È giornalista professionista il presidente del Consiglio incaricato, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di formare il nuovo Governo dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Paolo Gentiloni Silverj, nato a Roma il 22 novembre 1954, è infatti iscritto nell’elenco professionisti dell’Ordine dei giornalisti del Lazio dal 15 febbraio 1990.
C’è un tratto che, più di altri in questa fase, accomuna politicamente Paolo Gentiloni alla famiglia Gentiloni Silverj, da cui discende: la riforma elettorale, che nel 1912 spinse Ottorino Gentiloni, capo della Unione elettorale cattolica italiana, a stringere un accordo (il “patto Gentiloni”) con l’allora presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti, per il superamento del “non expedit” di Pio IX e aprire ai cattolici italiani l’ingresso nella vita politica.
Un altro Gentiloni, oggi, si appresta a confrontarsi con una riforma elettorale, quella che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella chiede con forza. E, affinché si realizzi, ne affida il timone a un uomo che ha una lunga esperienza di palazzi romani e un costante rapporto con la diplomazia internazionale in vista del prossimo 24 gennaio, quando la Consulta deciderà sull’Italicum.
Le capacità di mediazione, all’uomo che ha guidato la Farnesina per due anni dall’1 novembre 2014, non mancano. Paziente, in grado di mantenere un basso profilo quando serve a raggiungere il risultato, Gentiloni è un uomo molto diverso dal ragazzo che militava nella sinistra extraparlamentare e occupò negli anni Settanta la scuola che frequentava, quel liceo classico Tasso scenario romano di diverse battaglie politiche molto vivaci. In quella occasione conobbe gli esponenti ambientalisti Ermete Realacci e Chicco Testa. Quest’ultimo gli affida la direzione del mensile “Nuova ecologia”, ma è soprattutto con Francesco Rutelli che costruisce un lungo percorso comune fin da quando l’ex capo della Margherita si insedia al Campidoglio nella carica di sindaco.
È il 1993. Rutelli lo promuove portavoce e assessore al Giubileo e al Turismo. Nel 2001 Gentiloni viene eletto alla Camera dei deputati con la Margherita, di cui è anche responsabile per la comunicazione. Nel 2006, rieletto deputato, diventa ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Prodi, e tocca a lui l’impresa di mettere a punto una riforma del sistema televisivo che mettesse freno alle posizioni dominanti di Rai e Mediaset nel settore della raccolta pubblicitaria. Il progetto non gli riuscì.
Nel corso degli anni, fino al 2014, Paolo Gentiloni ha costruito un curriculum tarato più sulla politica interna che su quella internazionale. Tra i fondatori del “Partito democratico”, nell’ottobre del 2007, l’ex allievo di Rutelli ha uno stretto legame con il presidente del Consiglio uscente, Matteo Renzi. Nel corso di questi due anni il capo della diplomazia italiana ha dovuto confrontarsi con dossier molto delicati, tra cui la lotta al terrorismo dell’Isis; l’emergenza determinata dal flusso di migranti, con il conseguente tentativo di far comprendere all’Ue la necessità di una riforma del regolamento di Dublino; la fase di transizione in una Libia squassata dalla guerra e in Siria; il caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati in India di aver ucciso due pescatori e trattenuti in quel paese dal 15 febbraio 2012.
L’ultimo esito di questa ultima vicenda, con il rientro di entrambi i sottoufficiali in patria, sebbene temporaneamente, può essere annoverato tra i successi di Gentiloni, che ha sfoderato nell’occasione le tre doti di cui dispone: l’arte mediatoria e il basso profilo, di cui si diceva prima, e il piglio decisorio, manifestato quando ha messo in pratica quel che Emma Bonino, predecessore di Gentiloni alla Farnesina, aveva ideato e preparato con cura: l’attivazione dei tribunali internazionali.
È con il Cairo che il capo della Farnesina si mostra tenace: accade già nelle ore successive alla morte di Giulio Regeni, il ricercatore scomparso il 25 gennaio scorso, poi torturato e trovato morto nella capitale egiziana il 3 febbraio, quando Gentiloni, avvertito dell’omicidio dall’ambasciatore Maurizio Massari, richiama in patria una delegazione di imprenditori guidati dall’allora ministro Federica Guidi, appena arrivata in Egitto.
Nei giorni successivi rientrerà anche Massari, che poi verrà assegnato a rappresentare l’Italia all’Ue. La rappresentanza diplomatica al Cairo viene affidata a Giampaolo Cantini, che però resta a Roma. Il suo rientro, ha affermato il ministro degli Esteri nel corso di un videoforum dell’Agi il 4 novembre scorso, “dipende dalla misura in cui va avanti la collaborazione con le autorità egiziane. Quel giovane non venne solo ucciso, ma anche torturato. Da questi fatti irreparabili non si torna indietro”. (agi)
“Svolgerò il mio compito con dignità e responsabilità”
ROMA – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’incarico di formare un nuovo governo a Paolo Gentiloni, che ha accettato l’incarico con riserva. “Svolgerò il mio compito con dignità e responsabilità”, le sue prime parole. “Ci muoveremo – ha aggiunto – nel quadro della maggioranza uscente”.
Le consultazioni del presidente incaricato si svolgono a Montecitorio, ma Gentiloni non ha ancora ufficializzato il calendario degli incontri con le delegazioni dei partiti.
Sull’onda delle priorità e delle emergenze, a cominciare dalla ricostruzione delle aree terremotate, al Quirinale si profila una composizione-lampo della crisi apertasi con le dimissioni di Matteo Renzi. Consultazioni a tempo di record, come raramente si è registrato in passato: già da lunedì mattina, dunque, il presidente del Consiglio incaricato potrebbe tornare al Colle per sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri. Nel timing quirinalizio, molto accelerato alla luce delle scadenze e degli impegni europei e internazionali, non si esclude la possibilità che il giuramento possa tenersi già martedì.
“È emersa l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizione a condividere la responsabilità” in relazione al nuovo governo, ha detto Gentiloni dopo aver accettato l’incarico con riserva. “Dunque – ha aggiunto — non per scelta ma per responsabilità ci muoveremo nel quadro della maggioranza e del governo uscenti, coscienti della necessità” di dare al Paese un governo “nella pienezza dei poteri”.
“Considero un alto onore” l’incarico a formare il nuovo governo conferito da Mattarella, ha detto ancora il presidente del Consiglio incaricato, dopo l’incontro al Quirinale. “Il quadro ampio e articolato delle consultazioni del Presidente della Repubblica sarà la base del lavoro per definire la composizione e il programma del governo e per accompagnare, e se possibile facilitare, con la necessaria sollecitudine le nuove regole elettorali” ha detto Gentiloni, al termine dell’incontro con il Presidente della Repubblica.
“Sono consapevole dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri per rassicurare i nostri concittadini e per affrontare con il massimo impegno e la massima determinazione le priorità internazionali, economiche, sociali, a cominciare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. Conto di riferire al Presidente della Repubblica al più presto” ha affermato.
“Dalle consultazioni è emersa la conferma della decisione di Matteo Renzi di non accettare un reincarico, in coerenza con l’impegno assunto nel corso della campagna referendaria. Questa coerenza merita rispetto da parte di tutti” ha detto Gentiloni che, come prevede la procedura, subito dopo aver accettato con riserva, si è recato prima a palazzo Madama per incontrare il presidente del Senato Pietro Grasso poi a Montecitorio per incontrare la presidente della Camera, Laura Boldrini. “Come va? Bene, benissimo””si è limitato a dire Gentiloni lasciando lo studio della presidente Boldrini. (adnkronos)