PALERMO – «Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo». Parole di Ferdinando Scianna che con i suoi scatti ha raccontato oltre mezzo secolo di storia. Giovedì prossimo, 21 febbraio, negli spazi espositivi della Galleria d’arte moderna di Palermo, aprirà al pubblico la grande mostra antologica dedicata a lui e curata da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, art director della mostra, e organizzata da Civita. La mostra, intitolata “Viaggio, racconto e memoria” resterà aperta fino al 28 luglio (dal martedì alla domenica, ore 9.30 – 18.30, lunedì chiuso; info e prenotazioni allo 091.8431605 o tramite email: info@gampalermo.it).
Da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – esordio della sua carriera anche con un libro con prefazione di Leonardo Sciascia – all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e Marpessa. Poi i reportage (fa parte dell’agenzia foto giornalistica Magnum), i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose e infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Jorge Louis Borges, solo per citarne uno. Una carriera lunga 50 anni quella del fotoreporter nato nel 1943, nello stesso comune originario di Renato Guttuso e Ignazio Buttitta.
«Ero e sono rimasto un baarioto. Bagheria per me era il centro del mondo», afferma. Con circa 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna attraversa l’intera carriera del fotografo siciliano e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento. Scianna ha iniziato ad appassionarsi a questo linguaggio negli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine. Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In mostra è inoltre proposto un documentario dedicato alla sua vita professionale.
La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Marsilio Editori. La sera del 20 febbraio, nel Real Teatro di Santa Cecilia, il maestro della fotografia incontrerà il pubblico e insieme a Curti presenterà l’esposizione e risponderà alle domande. Si parlerà probabilmente del suo rapporto con la Sicilia che lui definì «come quello con la madre, che non è mai in discussione: sia che tu la ami sia che non la ami». Poi come fotografo spesso ripete «mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo». (giornalistitalia.it)