ROMA – Ad Ostia, il quartiere di Roma che affaccia sul mare, era attivo un clan mafioso. È quanto ha sancito la Corte d’Assise di Roma che ha condannato 17 appartenenti ed affiliati al clan degli Spada, infliggendo anche tre ergastoli a quelli che per la Procura di Roma sono i capi indiscussi del sodalizio: Carmine Spada, detto Romoletto, Roberto Spada, già condannato per la vicenda della testata ad un giornalista della Rai (Daniele Piervincenzi – ndr) e Ottavio Spada, detto Marco.
In totale i giudici, dopo oltre 10 ore di camera di consiglio, hanno disposto condanne per complessivi 147 anni di carcere e assolto 7 imputati. I reati contestati vanno dall’associazione di stampo mafioso, all’omicidio, all’estorsione, all’usura.
Ad attendere la sentenza, nell’aula bunker di Rebibbia, anche il sindaco Virginia Raggi insieme al presidente della commissione antimafia, Nicola Morra. “Questa sentenza – commenta a caldo Raggi –riconosce che sul litorale di Roma c’è la mafia. Si può parlare di mafia a Roma. Ringrazio magistratura e forze dell’ordine e soprattutto quei cittadini che denunciano la criminalità. Io sono qui per stare accanto a quei cittadini. Restituire fiducia ai cittadini onesti che per troppo tempo hanno avuto paura”.
Tra le condanne, inflitti 16 anni a Ottavio Spada, detto Maciste, 9 anni a Nando De Silvio, detto Focanera e 8 anni a Ruben Alvez del Puerto, coinvolto anche lui nell’aggressione al giornalista Rai.
Assolti, invece, Armando Spada, Enrico Spada, Roberto Spada detto Ziba omonimo del condannato all’ergastolo, Francesco De Silvio, Sami Serour, Stefano De Dominicis e Roberto Sassi.
Il processo è legato agli arresti avvenuti il 25 gennaio del 2018. Per gli inquirenti il gruppo criminale si era, di fatto, “impossessato” di un pezzo di città. Un clan che, secondo l’accusa, ha messo in atto una vera e propria aggressione al territorio: “una associazione a delinquere – scriveva il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – che ha provocato un profondo degrado” nella zona di Ostia “consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi dei beni primari”. Una mafiosità che poggia la ”sua potenza sull’organizzazione a base familistica e sulla ripartizione delle competenze”.
Agli arresti del gennaio dell’anno scorso si è arrivati anche grazie al contributo di quattro collaboratori di giustizia. Per chi indaga “Romoletto”, 52 anni, può contare su un curriculum criminale di primo livello con lontani contatti con componenti della Banda della Magliana.
I “capi” condannati all’ergastolo sono accusati, tra l’altro, di essere i mandanti del duplice omicidio Galleoni-Antonini avvenuto nel 2011. Un evento che per gli inquirenti rappresenta la svolta negli assetti criminali di Ostia con la “progressiva erosione del potere criminale dei Baficchio” e la “definitiva ascesa del clan Spada”.
Per il difensore di “Romoletto”, l’avvocato Mario Girardi, la sentenza di oggi “è una follia vera: questa decisione è una vergogna, non condivisibile in alcun suo aspetto. Ricorreremo in appello”. (ansa)