Per il legale dei poliziotti “l’uso del manganello è legittimo”. Sentenza il 10 febbraio

Origone, il giornalista pestato chiede giustizia

Stefano Origone in ospedale dopo il pestaggio

GENOVA – «Stefano Origone era sempre vicino ai manifestanti facinorosi. A un certo punto ha qualcosa di bianco in mano. Gli agenti lo hanno scambiato per un manifestante». È quanto ha detto, in sintesi, l’avvocato Rachele De Stefanis nel corso della sua arringa nel processo ai quattro poliziotti accusati di essere gli autori del pestaggio del giornalista del quotidiano “la Repubblica”, Stefano Origone.
Il cronista era stato picchiato durante gli scontri del maggio 2019 tra antifascisti e polizia in occasione di un comizio del partito di estrema destra Casapound. Il giornalista stava assistendo all’arresto di un manifestante. I quattro sono accusati di lesioni gravi e aggravate dall’uso del manganello.

Il giornalista Stefano Origone preso a calci e manganellate dalla polizia

Il legale ha spiegato, proprio sull’uso del manganello, come «sia stato legittimo». «Nel momento in cui viene ordinato uno sgombero della piazza, dopo trattative e inviti, gli agenti sono autorizzati ad adempiere il dovere anche con l’uso del manganello».
Il giornalista, assistito dall’avvocato Cesare Manzitti, ha sempre sottolineato come «il mestiere del giornalista preveda di stare in mezzo ai fatti, tra le persone come stavo facendo anche quel giorno».
Per gli agenti imputati (Fabio Pesci, difeso dall’avvocato Paolo Costa, Stefano Mercadanti e Luca Barone, difesi dall’avvocato Rachele De Stefanis, e Angelo Giardina difeso dagli avvocati De Stefanis e Sandro Vaccaro), il pm aveva chiesto a condanna a un anno e quattro mesi ciascuno.

Stefano Origone soccorso a Genova il 23 maggio 2019 (Luca Zennaro/Ansa)

Origone era stato aggredito dagli agenti che avevano continuato a colpirlo con manganello e a calci nonostante gridasse di essere un giornalista. A fermare gli agenti era stato un funzionario di polizia che aveva riconosciuto il cronista per terra.
«In mano avevo un telefonino nero, nulla di bianco. Cellulare che è volato in terra mentre mi picchiavano», ha però detto Stefano Origone dopo l’arringa dell’avvocato De Stefanis. Il giornalista ha anche contestato la tesi del legale dei poliziotti, secondo il quale Origone aveva alzato le braccia durante la carica e questo comportamento sarebbe stato scambiato per una forma di aggressione.
«Le avevo messe avanti – ha rimarcato il giornalista – perché gridavo che ero un giornalista e perché mi stavano per picchiare. È stato detto anche che ero in mezzo ai facinorosi che indossavano i caschi ma io non indossavo nulla». La sentenza, con rito abbreviato, è prevista per il prossimo 10 febbraio. (ansa)

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