ROMA – Elezioni in vista per l’Ordine dei giornalisti? C’è, infatti, chi è disposto a scommettere che prima della scadenza della proroga dell’attuale consiliatura, fissata al 30 giugno 2017 dal “Decreto Milleproroghe”, si potrebbe conoscere la data della prossima chiamata alle urne.
L’ipotesi scaturisce dalla richiesta di parere che la Direzione Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha recapitato al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti rispetto all’assegnazione dei componenti per ciascuna regione, che il Governo dovrà fissare nei decreti attuativi della legge di riforma dell’editoria.
Quale criterio verrà adottato per raggiungere il numero massimo di 60 consiglieri (40 professionisti e 20 pubblicisti dei quali 1 professionista e 1 pubblicista in rappresentanza delle minoranze linguistiche riconosciute) ?
L’ipotesi governativa prevede 1 consigliere pubblicista per regione e 1 professionista per regione più uno alle regioni con più di 800 iscritti o frazione superiore alla metà.
Ripristinato dalla legge l’originario rapporto di 2/3 professionisti e 1/3 pubblicisti, previsto dalla legge n. 69 del febbraio 1963, il Governo prova, dunque, a stabilire i criteri di voto che dopo lo stop alla proliferazione del Consiglio nazionale, lievitato fino a 156 consiglieri (dei quali 12 nel Consiglio di disciplina), rischia adesso di creare pesanti disequilibri in materia di rappresentanza tra le regioni con migliaia di iscritti e quelle con poche decine di unità.
Secondo fonti bene informate, il presidente Enzo Iacopino ha convocato per oggi, nella sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in via Sommacampagna a Roma, una riunione urgente dell’Esecutivo per esaminare la proposta, mentre il Consiglio nazionale era già stato da tempo convocato per il 16 e 17 febbraio prossimi.
Il tema è infatti: si tratta di una proposta o di una decisione già presa? In Consiglio nazionale, ma soprattutto nelle regioni più grandi, il dibattito è da tempo aperto e, tra le varie ipotesi, quella più equa appare invece quella di garantire a tutte le regioni una rappresentanza, ma di assegnare il resto su collegio unico nazionale. (giornalistitalia.it)
Per ogni regione 1 consigliere pubblicista e 1 professionista più 1 ogni 800 iscritti