PALERMO – L’avevamo previsto, ma il Ministero della Giustizia non ci ha nemmeno risposto e l’Ordine nazionale ha fatto spallucce eludendo quasi totalmente le contestazioni alla legge rappresentate formalmente. Ora non è dato di sapere se l’Ordine regionale della Valle d’Aosta, che si ritrova senza rappresentanti pubblicisti al Consiglio nazionale, riterrà di ricorrere al Tar per dichiarare incostituzionale il Dpr 67/2017, però è innegabile che la democrazia rappresentativa è violata.
Infatti, le elezioni si sono concluse e gli effetti aberranti di un Dpr incostituzionale con contorno di disposizioni normative confuse, contraddittorie e discriminanti, che violano i diritti degli iscritti, ha prodotto un grave vulnus rappresentativo e partecipativo.
Previsioni che l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, in risposta ad una nota inviata al Ministero della Giustizia e Odg nazionale con la richiesta di rimandare le elezioni per evidenti problemi di carattere rappresentativo e partecipativo, ha respinto affermando che “nessuna violazione dunque dei diritti degli iscritti, né alcun vulnus partecipativo” e che la convocazione dell’assemblea elettorale “non viene messa in discussione da valutazioni a tratti incomprensibili e in altri casi frutto di evidente disinformazione e di mancata conoscenze delle regole”.
Alla luce dei risultati e della scarsissima partecipazione alla tornata elettorale, sarebbe interessante oggi rileggere il pensiero di Riccardo Arena, ex presidente dell’Ordine regionale di Sicilia, e soprattutto chiedergli se è ancora convinto che la “confusione legislativa e normativa e la violazione dei diritti costituzionali” rappresentati nella richiesta di sospensione delle operazioni di voto, era “frutto di valutazioni a tratti incomprensibili e in altri casi frutto di disinformazione e di mancata conoscenza delle norme” .
È difficile comprendere come l’ex presidente dell’Ordine di Sicilia possa considerare valutazione incomprensibile la denuncia di violazione della democrazia che deriva da una legge, che può definirsi di stampo fascista, che assegna ad una minoranza il governo dell’ente pubblico.
Oggi ci troviamo con un Ordine dei giornalisti eletto con una media del 10% degli aventi diritto a livello nazionale dei pubblicisti e poco più dei professionisti, con i consigli regionali e nazionale con una minoranza degli iscritti, i professionisti, che sono circa il 25-30% degli iscritti, che per legge “incostituzionale” a cui viene garantita la maggioranza nei Consigli regionali e nel Consiglio nazionale a danno dei pubblicisti che sono la maggioranza, e con una regione non rappresentata al Consiglio nazionale proprio dai pubblicisti.
La plastica dimostrazione di un ordine non democratico “per legge” e dei principi e diritti costituzionali degli elettori, passivi e attivi, violati e calpestati.
Non è chiaro come il Dpr 67/2017 sia stato metabolizzato e non contestato dall’Ordine e soprattutto non è chiaro come grandi giornalisti nazionali, taluni profondi conoscitori del diritto, che scrivono sui loro giornali e intervengono nei talk show disquisendo di legge elettorale, di diritto costituzionale e altro, non abbiano fin qui, almeno da quanto risulta, preso posizione su una legge palesemente incostituzionale.
Oggi è più che mai necessario che l’Ordine dei giornalisti istituisca una commissione per riscrivere un testo di riforma della legge istitutiva e delle successive per portare l’Ordine dei giornalisti nell’alveo dei principi e diritti costituzionali per mettere finalmente ordine nel complesso di norme contraddittorie che producono effetti aberranti non certo degni di un paese che si definisce democratico.
Ma non c’è tempo, ed è l’Ordine che si deve muovere perché visto il Dpr 67/2017 dalla politica non possiamo aspettare nulla, bisogna iniziare da subito e l’esclusione della Valle d’Aosta dal Consiglio nazionale per i pubblicisti, è l’elemento che dovrebbe far gridare allo scandalo.
C’è una domanda che viene spontanea fare. Come è possibile che il Dpr 67/2017, che sembra sconosciuto ai più, sia stato promulgato dal presidente Mattarella, ex giudice costituzionale, malgrado il testo presenti gravi vizi di incostituzionalità? (giornalistitalia.it)
Michele Santoro