SOFIA (Bulgaria) – In Bulgaria, dove oggi si pensava di aver messo le mani sul killer della giornalista Viktoria Marinova, le indagini tornano in alto mare. La tv pubblica Bnt ha annunciato, infatti, stasera che il clochard ucraino con passaporto romeno arrestato in giornata per presunto coinvolgimento nell’omicidio, verrà rilasciato dopo le formalità previste dalla legge.
Come ha riferito la procura di Russe, la città settentrionale sul Danubio dove è avvenuto il delitto, è stato confermato l’alibi dell’uomo, mentre le tracce del suo Dna non corrispondono a quelle trovate sul luogo del delitto, in un parco non lontano dal Danubio. Le indagini proseguono a pieno ritmo con l’impiego dei migliori detective e inquirenti per individuare l’assassino della giornalista che nei giorni scorsi, prima di essere assassinata, aveva ospitato nel suo programma dell’emittente locale Tvn due reporter che erano stati fermati per il loro lavoro investigativo su sospette frodi con fondi europei.
Dopo le manifestazioni di ieri a Sofia e in altre città, oggi una quarantina di studenti in giornalismo e relazioni pubbliche dell’università Santi Cirillo e Metodio a Veliko Tarnovo (centro) si sono radunati con lumini e candele davanti all’edificio dell’ateneo in memoria della giovane giornalista.
“I problemi vanno risolti con le parole, non con il sangue”, la scritta su un cartello. Per gli studenti la sicurezza e la libertà di parola dei giornalisti devono essere garantite.
Oggi in serata, parenti e colleghi di Viktoria a Russe hanno lanciato un appello ad avere pazienza, dicendosi convinti che la polizia sia vicina alla scoperta dell’assassino. E hanno invitato a non attuare la protesta prevista con il blocco di un ponte sul Danubio. Appello che è stato accolto dagli organizzatori.
Secondo i media bulgari sarebbe poco probabile un collegamento dell’omicidio con l’attività giornalistica di Viktoria. E in serata alla bTV colleghi e amici hanno dichiarato che la giornalista non era un reporter investigativo, ma aveva fatto nella sua ultima trasmissione, a fine settembre, un’intervista a due giornalisti, il bulgaro Dimitar Stoyanov del sito internet Bivol e il romeno Attila Biro della Rise Project Romania, che svolgevano indagini giornalistiche per corruzione e abusi sui fondi Ue da parte della compagnia edilizia bulgara Gp Group. A seguito del loro servizio e su segnalazione del vicepremier Tomislav Doncev, la procura di Sofia ha avviato un’inchiesta su presunti abusi nell’utilizzo di fondi dell’Unione europea, e ha bloccato un trasferimento bancario da parte della Gp Group di circa 14 milioni di euro in base alla Legge per le misure contro il riciclaggio di denaro.
La Bulgaria è il fanalino di coda nella Ue in fatto di corruzione anche ai livelli alti del potere. L’impunità di politici e pubblici ufficiali è una realtà ormai cronica. E la situazione non è migliore con la libertà di stampa.
Nell’ultima decade, a causa di un oligopolio mediatico che coinvolgerebbe anche alcuni deputati del parlamento, il panorama dell’informazione bulgara ha subito un tracollo passando dal 35° posto nella classifica di Reporters sans frontieres per la libertà al 111° nel 2018.
L’ambasciata americana a Sofia ha, intanto, pubblicato una nota nella quale si afferma che Washington è disposta a dare un contributo alle indagini sulla morte della giornalista televisiva Viktoria Marinova. Lo riportano in serata i media bulgari. L’ambasciata degli Stati Uniti a Sofia esprime, quindi, “shock e indignazione” per l’omicidio della giornalista Viktoria Marinova: “chiediamo un’indagine approfondita che si traduca in risultati nel trovare il responsabile. Siamo pronti a offrire assistenza alle autorità se necessario, per contribuire ad assicurare alla giustizia il responsabile o i responsabili”. (ansamed)