ROMA – Il ministro della Cultura slovacco, Marek Madaric, ha rassegnato oggi le proprie dimissioni in seguito all’uccisione del giornalista investigativo Jan Kuciak e della sua fidanzata, Martina Kusnirova, avvenuta il 22 febbraio scorso nella cittadina in cui i due vivevano, vicino a Bratislava.
«È una mia decisione personale – ha spiegato Madaric in una conferenza stampa –. Come ministro della Cultura, non posso identificarmi con il fatto che un giornalista è stato ucciso durante il mio mandato».
MICHELE ALBANESE (FNSI): «INACCETTABILE ATTACCO ALLA LIBERTA’ DI STAMPA»
«L’uccisione del giornalista slovacco Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova, rinvenuti cadaveri nell’abitazione di Velka Maca, a 65 chilometri da Bratislava, è di una gravità estrema, inaccettabile, insostenibile. Un omicidio che si aggiunge a quello di Daphne Caruana Galizia, la collega maltese uccisa in un attentato nell’ottobre 2017. Due giornalisti europei uccisi in pochi mesi. Un segnale inquietante per la libertà di informazione». È quanto afferma il responsabile Fnsi per la legalità, Michele Albanese.
«Entrambi – prosegue Albanese – si stavano occupando di inchieste sul riciclaggio di danaro di provenienza illecita. Un unico filo che ha segnato inesorabilmente il loro destino. Il primo, Jan, stava lavorando su una truffa riguardante i fondi strutturali dell’Ue che vedeva coinvolti anche presunti esponenti della ’ndrangheta calabrese che operavano in Slovacchia. Elemento, questo, che è al centro di inchieste sia dei magistrati sloveni che italiani. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana non può che esprimere tutta la sua preoccupazione per quello che è accaduto e rilanciare ancora una volta l’allarme sulla pericolosità delle mafie in Europa, alle quali le inchieste dell’informazione libera danno fastidio tanto da reagire in maniera violenta».
«Un fenomeno che in Italia conosciamo bene – incalza Albanese – visto il numero dei colleghi ammazzati nel tempo e dei tanti cronisti pesantemente minacciati anche negli ultimi anni. La Fnsi condanna con fermezza quanto accaduto in Slovacchia e si impegna a illuminare anche in Italia i contesti che potrebbero essere contigui con l’omicidio del giovane collega Jan Kuciak e della sua fidanzata. Esistono già contatti tra i colleghi sloveni che si stanno occupando del caso e alcuni giornalisti italiani proprio con l’obiettivo di contribuire a fare luce su quanto è avvenuto. Un lavoro che si sta svolgendo in stretta sinergia con gli inquirenti italiani che seguono le dinamiche della ’ndrangheta e il suo allarmante dinamismo di interessi in tutta Europa. Contatti che hanno trovato il pieno appoggio della Fnsi, che è anche impegnata a promuovere nel prossimo futuro dei momenti di approfondimento sul ruolo dell’informazione europea nel contrasto alle mafie».
TAJIANI: «NON È AMMISSIBILE CHE NELL’UE UN GIORNALISTA VENGA UCCISO PER IL SUO LAVORO»
«Da presidente del Parlamento europeo, da cittadino, da giornalista, esprimo la mia profonda indignazione e la mia ferma condanna, per l’uccisione del reporter slovacco Jan Kuciak e della sua compagna, Martina Kusnirova, avvenuta nei pressi di Bratislava». A dirlo è il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.
«È un nuovo, inaccettabile, attacco alla libertà di stampa, valore fondante della nostra democrazia, a pochi mesi dal tragico assassinio della giornalista maltese, Daphne Caruana Galizia», aggiunge Tajani.
«Jan Kuciak esercitava con passione e coraggio la sua professione. Nel corso della sua breve, ma promettente carriera, stava conducendo inchieste su casi di finanziamenti sospetti ed evasione fiscale. Cercava con determinazione la verità, senza guardare in faccia a nessuno. La polizia ha dichiarato che quasi certamente e’ stato ucciso per fermare le sue inchieste».
«A nome del Parlamento europeo – continua Tajani – voglio affermare con forza che abbiamo tutti il dovere di continuare la sua battaglia per la verità. Non è ammissibile che oggi, nell’Unione europea, un giornalista venga ucciso perché sta svolgendo la sua professione. Come possiamo condannare chi intimidisce e imprigiona i giornalisti, ovunque nel mondo, se non riusciamo a garantire alla nostra stampa la possibilità di fare in sicurezza il proprio lavoro?».
«Conto sulle autorità slovacche affinché non facciano tutto il possibile per arrivare alla verità, anche facendo appello alla cooperazione internazionale tra polizie. A nome del Parlamento Europeo, posso assicurare che, come per Daphne Caruana Galizia, non smetteremo di levare la nostra voce, continuando a vigilare, affinché tutti i colpevoli vengano assicurati alla giustizia», conclude il presidente del Parlamento europeo.